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pescatori del lago di Bolsena

Saperi tradizionali di pesca del lago di Bolsena: "le file", "le filarelle" e "le linzare" per la pesca alle anguille

"Le file" (a Marta "le fila") per la pesca delle anguille sono composte da varie parti. C'è un "suro", galleggiante al quale sono attaccate "le file" con una "cappia" (nodo); il "suro" viene legato ad un "sagolettino", cioè a un lungo filo al quale sono attaccati dei fili più sottili ("picciole") a distanza di circa 4-5 metri alla cui sommità vi è un "ricarco" (un filo ancora più sottile), alla cui estremità è un amo. Ogni "picciola" è lunga circa 1 metro e 50, massimo 2 metri. Ogni cassetta di "file" contiene circa 200-250 "lami" che vengono messi tutti insieme, spesso più cassette insieme. Quando si vanno a "mettere le "file" l'esca viene inserita negli ami direttamente sulla barca ("annescare"). Via via che la barca procede si mettono in acqua "le file". L'esca ("annesco") è costituita da lattarini o "ombricoli" (lombrichi), a seconda dei periodi dell'anno (in autunno lombrichi o pezzi di coregone, in primavera lattarini). La pesca con le "file" si pratica in primavera e in autunno (ottobre-dicembre). Il pescatore mostra alcune fasi della preparazione delle "file", in particolare la tecnica del "ricalco" dei "lami", cioè la legatura degli ami al "ricarco" consumato delle "file" e la legatura del "ricarco" alla "picciola". Il pescatore mostra alcuni tipi di nodi: il "nodo piano" e il "nodo del porco" usato per le legature ("ricarco"). Oltre alle "file" esiste anche la tecnica della "filarelle", quando la distanza tra gli ami è di circa 1 metro e mezzo, anziché i 5 metri delle "file". Le "filarelle" vengono in genere messe in una zona del lago detta "stracejio", tra il "cejio" (confine con l'acqua profonda circa 16-17 metri) e il "cupo" (l'acqua profonda). Esiste poi la pesca con le "linzare", dove la distanza tra gli ami è di solo mezzo metro. In questa pesca anche le "picciole" sono più corte e vengono messe "in piano". Le "linzare" vengono messe "in piano" a riva e "annescate" a terra con "lombrichi o "gammarelli" (gamberetti). La pesca con le "file" si fa dappertutto, in "cejio", in "cupo" e in "piano" "perchè l'anguilla è dappertutto".

Osservazioni
Le file è un sistema di pesca alle anguille costituito da un sagolettino (corda) lungo circa 1 chilometro al quale sono attaccate numerose picciole, pezzi di filo più fino del sagolettino alla cui estremità è attaccato un ricarco, un ulteriore pezzo di filo ancora più fino di circa 20-50 centimetri alla cui estremità è un amo. La lunghezza di ogni picciola varia a seconda del tipo della pesca: se le file vengono messe in piano, cioè nell'erba, la picciola deve essere corta, di circa 60-70 centimetri perché "l'anguilla quando mangia il lattarino o altra esca, per levarsi l'amo dalla bocca con la coda va sotto all'erba, di modo che il filo glie tira e si sgozza”. Con la picciola corta l'anguilla si sficca meglio dall'erba. Quando invece si lavora in cupo, cioè a 50-80 metri d'acqua, il fondale è costituito da fango. Si mette allora la picciola più lunga in modo che “l'anguilla non vede il filo e mangia il lattarino e rimane sempre viva, e non ha possibilità di fasse male”. Le fila per essere messe in acqua vengono collocate tutte in una cassa di polistirolo e lungo tutto il bordo di questa cassa vengono attaccati tutti i lami in modo che “quanno vai a mette le fila chiappi il capo del filo, inizi a mette, sfilzi l'amo dalla cassa, lo anneschi [con l'esca] e vai, butti in acqua”. L'annesco è costituito principalmente da lattarini, ombricoli (a Marta le lazze) oppure dal coregone filettato e fatto a pezzi (detti bocconi). La pesca alle anguille con le file viene fatta dai pescatori del lago di Bolsena soprattutto a primavera (marzo-maggio), e anche in autunno-inverno (ottobre-gennaio). In questo ultimo caso l'annesco è costituito da ombricoli perché le anguille preferiscono esche diverse a seconda della stagione. In estate "l'anguilla preferisce il lattarino fino a giugno, dopo si fermano e non le mangiano più. In autunno preferisce il coregone fiettato e in inverno i lombricoli". Non c'è un orario particolare per mettere le fila. Vengono però cavate di giorno, all'alba. Le anguille di cupo sono considerate le più buone perché sono più tenere e saporite di quelle di piano, cioè delle anguille che vivono in mezzo all'erba. Secondo i pescatori le file sono talmente efficaci che “trovano tutto sott'acqua, agganciano ogni cosa”, tanto che in passato quando si doveva recuperare qualcosa, ad esempio il corpo di qualcuno che era annegato, veniva usato dai pescatori lo stesso sistema, sostituendo all'amo, un'ancoretta. Famosi erano quattro fratelli martani, detti Magnapane, particolarmente bravi in questo genere di ricerche. I pescatori in genere mettono dai 250 lami (che corrispondono a una cassa di file), fino a 4-5 casse. Le anguille di cupo vengono chiamate biancone se grandi (un bel torcolo); se sono piccole batticulo, o ceriole. Secondo i pescatori quando c'è la luna piena (grossa) le anguille (e anche altri tipi di pesce fatta eccezione per i lattarini) si pescano poco. Alcuni pescatori tradizionali conoscono a memoria i fondali del lago, tanto da sapere esattamente quanti metri d'acqua ci sono nei diversi punti del lago. Altri, invece, più giovani, oggi usano l'ecoscandaglio per vedere la profondità dei fondali. Le picciole sono tra loro distanti circa 5 pasi (1 paso è un'apertura di braccia di un adulto). A pasi si misurano anche la lunghezza delle picciole, che nel cupo sono di circa 1 paso e mezzo, mentre in piano meno di 1 paso.
Montefiascone (VT), Italia Regionlazio
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