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zuppa di pesce di lago

Preparazione della zuppa di pesce di lago "sbroscia" nella pentola

La prima esecutrice inizia la preparazione mettendo nella pentola vuota cipolla tagliata in pezzi, mentuccia legata a rametto, aglio, pepe, olio, sale, peperoncino. Taglia le patate e le mette in pezzi nella pentola insieme alla tinca, budella di tinca, e agli altri pesci tagliati in "rocchi" (luccio, coregone). Aggiunge poi il concentrato di pomodoro e un altro concentrato chiamato "il cirietto". L'esecutrice mescola, "maneggia" con forza gli ingredienti e viene aiutata da un secondo esecutore uomo. Dopo la mescolatura la pentola viene messa a "riposare" per 1 ora prima della cottura. Dopo il riposo l'esecutrice e gli altri esecutori mettono la pentola con la zuppa sul fornello per fare soffriggere gli ingredienti. Dopo aver soffritto, il figlio della prima esecutrice versa acqua calda nella pentola; lui e la madre mescolano a turno gli ingredienti e coprono la pentola per lasciare cuocere la zuppa. Prima però levano il coregone, che aggiungono alla zuppa a 5 minuti dalla fine della cottura. Quando "scrocca il bollore", devono passare circa 35 minuti per la cottura completa della "sbroscia". Ogni tanto l'esecutrice e il figlio assaggiano la zuppa per verificarne il sapore. Intanto procedono a mettere nel forno alcune fette di pane da "bruscare". Dopodichè levano le fette di pane dal forno e le dispongono nei diversi piatti (due per ogni piatto), dove versano la zuppa. Dopo la cottura della "sbroscia" e dopo aver messo il coregone, la prima esecutrice leva il rametto di mentuccia dalla zuppa. Per la preparazione dei piatti si procede versando prima il sugo nel piatto con le fette di pane "bruscato", poi si prendono alcuni pezzi di patata, poi uno o due pezzi per ciascun tipo di pesce, stando attenti che i "rocchi" non si rompano.

Osservazioni
La sbroscia è una zuppa di pesce di lago, o acquacotta di pesci di lago, che veniva e viene mangiata tradizionalmente dai pescatori del lago di Bolsena. E' un piatto composto da aglio, olio, patate, pomodoro, mentuccia, prezzemolo e pesci di lago, che sono: la tinca, il luccio, l'anguilla, il coregone, il persico e i gamberi di lago. Una volta cotta nella pentola o vicino al fuoco nel pignatto, la sbroscia viene servita in piatti di terracotta (scodelle). Il termine sbroscia sembra derivi dal toscano. Nel territorio dell'alto viterbese la sbroscia intesa come zuppa di pesce di lago definisce un uso bolsenese che i martani non sempre riconoscono. I pescatori di Marta, infatti, spesso preferiscono chiamarla "zuppa di pesce di lago". Non tutti inseriscono il coregone nella sbroscia, in quanto il coregone è un pesce introdotto nel lago di Bolsena solo nel secolo scorso. La sbroscia in passato veniva cotta sul fuoco nel pignatto, contenitore di terracotta che veniva messo vicino al fuoco e rimescolato ogni tanto per favorire la cottura omogenea del pesce. Oggi nel territorio del lago la sbroscia è un piatto che connota l'appartenenza alla categoria dei pescatori e viene preparata per lo più da pescatori uomini in circostanze amicali (un pranzo o una cena con gli amici, preferibilmente presso la cappanna, cioè il ricovero che molti pescatori ancora oggi hanno sul lago e dove in passato i pescatori e le loro famiglie risiedevano durante la stagione estiva). In passato veniva mangiata con le mani o con posate fatte con la canna del lago e veniva usata (e ancora in parte viene usata) acqua di lago. La documentazione del bene è stata effettuata dietro invito di uno degli esecutori in una cappanna poco fuori Bolsena. Nonostante fosse stata stimolata da esigenze di documentazione, la preparazione della sbroscia ha innestato una convivialità alla quale hanno partecipato anche altri amici e parenti del proprietario della cappanna. La famiglia del primo esecutore, la madre e le due sorelle, è tutta impiegata nella lavorazione del pesce di lago, soprattutto la filettatura del coregone e la preparazione di filetti di coregone o di tinca marinati, che vengono venduti ad una clientela privata. In passato l'intervistato, insieme all'altro intervistato e ad un altro numero di soci, avevano formato una cooperativa che, oltre alla pesca, provvedeva a vendere il pesce al dettaglio e a lavorarlo marinato e affumicato. Per ragioni varie la cooperativa si è sciolta e il laboratorio nel 2009 è stato chiuso. Tra i due esecutori uomini c'è una profonda amicizia. La terza esecutrice è la più giovane della famiglia, anch'essa figlia di pescatori, e partecipa come il fratello maggiore alla lavorazione del pesce di lago pescato dal fratello, in particolare alla filettatura del coregone e della tinca. La quarta esecutrice, che è la più anziana della famiglia, durante l'esecuzione della sbroscia viene trattata con rispetto dagli altri membri del gruppo, sia i figli che l'amico di famiglia, il secondo pescatore. Il bene si riferisce alla preparazione degli ingredienti e alla cottura della zuppa sul fornello, variante contemporanea della sbroscia cotta nel pignatto sul fuoco.
Bolsena (VT), Italia Regionlazio
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