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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Incanto delle torte

Nella frazione Tuffo, a Natale, si svolgeva l’incanto delle torte, una tradizione di antica origine e che vive tuttora, seppur in forma ridimensionata.

Durante la messa di mezzanotte al momento dell’offertorio, entrava in chiesa un corteo di ragazze, dai 10 anni in su, ognuna vestita con un abito bianco con bande di seta celeste (detto abito delle Vergini, lo stesso che veniva indossato durante le altre processioni). Ciascuna portava una torta che veniva deposta davanti all’altare: “E non erano mica tortine; in un’epoca di povertà esprimevano invece abbondanza: alte cinque centimetri, raggiungevano i 30-40 di diametro, sicuramente non pesavano meno di due o tre chilogrammi. Ed erano sobriamente decorate di ghirigori di burro, pallini di zucchero colorato, di roselline” (Bava, 2005, p. 18).

Il giorno di Natale, durante la messa grande, le torte erano lasciate esposte in chiesa, destando l’ammirazione e la curiosità dei fedeli. Nel pomeriggio, dopo il vespro, sul sagrato avveniva l’incanto. “Era una gara tra uomini; sarebbe stato disdicevole per una donna parteciparvi apertamente” (Bava, 2005, p. 18). Negli anni Cinquanta si partiva da una cifra attorno alle 10.000 lire, considerevole per l’epoca, e le offerte salivano spesso in modo vertiginoso. La buona qualità della torta e un alto prezzo spuntato facevano fare bella figura all’intera famiglia e soprattutto alla ragazza. “Anche se le torte erano teoricamente anonime, la loro provenienza era un segreto di pulcinella […]. Il fidanzato ufficiale era assolutamente tenuto all’acquisto della torta della sua bella, pena la rottura del fidanzamento (pare che anticamente un episodio del genere sia realmente accaduto) e pazienza se il prezzo da pagare era molto alto […]. Era la posta che gli anziani del villaggio facevano pagare al giovane che pretendeva di diventare pure lui un capo-famiglia: in fondo gli offrivano l’occasione di dimostrare quanto valesse, era una specie di rito di iniziazione. C’era un senso in tutto questo: se la fanciulla doveva dimostrare come si cucinava bene e generosamente nella sua famiglia, il giovanotto doveva dimostrare quanto nella sua si fosse in grado di spendere” (Bava, 2005, p. 19).

Il ricavato dell’asta era destinato alla manutenzione della chiesa ed era gestito dai priori della parrocchia, scelti ogni tre anni tra i capifamiglia della borgata.

La tradizione “ha cominciato a svilirsi quando hanno fatto la comparsa certi dolci non più fatti in casa” portati da “famiglie emigrate in città che non volevano rescindere del tutto il legame con la loro origine, almeno a Natale” (Bava, 2005, p. 19).

Il significato di questo rituale era non solo di mantenere la parrocchia, ma di “radunare la collettività facendone emergere allo scoperto i legami sociali, economici, matrimoniali” (Bava, 2005, p. 19).

COCCONATO (AT), Italia Regionpiemonte
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