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Fonte: Granai della Memoria / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
Categorie
Archivi storici
Archivio:
Storie di vita
Autori:
Laura Papini, Luca Improta, Elena Scarrone, Massimo Smuraglia,
Teatro Pacini

Vanda Anzilotti

Vanda, nata nel 1922, racconta la sua vita dall’infanzia fino al secondo dopoguerra soffermandosi sulla sua prima esperienza di voto e sulle speranze per una Italia nuova e libera all’indomani della fine della guerra e del fascismo.  Vanda è nata sotto il fascismo, la sua  famiglia era composta da sei persone, il padre, autista di tram, la madre casalinga e quattro figli, due maschi e due femmine.  Si sofferma sui suoi giochi di bambina: mattoni, palline di coccio, la bambola di legno che portava la Befana. Era felice “Sono nata sotto il fascismo. Noi eravamo sotto quel regime lì e non ne vedevamo altri”  La mamma voleva fare di Vanda una ricamatrice, ma “sentivo che non ero adatta… mi piaceva creare vestiti, adattarli alla figura”, così Vanda andò a scuola di sarta e sarta è stato il suo mestiere: “mi faceva tanta soddisfazione!”.  Da ragazza Vanda amava andare al cinema, ma vi andava solo qualche volta perché i soldi non c’erano. Il Carnevale era il periodo dei balli. Veniva aperto il Teatro Pacini, erano tolte le sedie e quella diventava la sala da ballo. Le ragazze andavano accompagnate e Vanda era “portata” dal fratello più grande cui la mamma la affidava. Con le amiche andava a fare passeggiate, soprattutto in Piazza Mazzini, si chiamavano “nastri: in su e in giù” e li facevano sia le ragazze che i ragazzi.  La guerra “ci levò tanti sogni. A 18 anni hai tante speranze….una guerra ti cambia la vita”.  Il 25 luglio del ’43 “facemmo festa…tutti in strada, ma il giorno dopo…”. Dopo l’8 settembre i tedeschi imperversarono anche per Pescia, aiutati dai fascisti. La famiglia di Vanda era sfollata sulla collina intorno alla città e da lì lei vide saltare il vecchio Ponte di San Francesco ed i tedeschi impiccare per rappresaglia pesciatini, giovani e vecchi,  agli alberi lungo la Pescia. Quattro di loro erano giovani che aveva conosciuto nella casa dove era sfollata. Fu chiesto al Vescovo di intercedere, ma già era riuscito a salvare la città una volta ed i tedeschi non lo ascoltarono.  La fine della guerra fu accolta con grande entusiasmo, per una libertà riconquistata, per la speranza di un futuro migliore.  C’era  un grande fervore  per le votazioni. Molti  i comizi in piazza, anche le donne partecipavano. Il giorno del voto “Mi alzai presto la mattina tutta contenta di poter cambiare l’Italia. Andai a votare alle 11”. Vanda votò per la Repubblica, anche se aveva simpatia per la famiglia reale.  Vanda conclude invitando ad andare a votare.    

Pescia (PT), IT Regiontoscana
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