La preparazione delle conserve costituiva e costituisce ancora oggi un vero e proprio momento di aggregazione sociale che coinvolge tutti i membri della famiglia, ma anche chiunque nel vicinato si renda disponibile. Uomini, donne, giovani e vecchi vengono ugualmente coinvolti nelle varie fasi, sulla base di una divisione di compiti, tra leggeri e pesanti, solitamente stabilita dalle donne e che tutti rispettano. Al termine della giornata di preparazione, ci si riunisce intorno ad un piatto di spaghetti, i "vermicidde" al sugo di pomodoro. Tra le conserve, la più importante è quella di pomodoro, la salsa, il cosidetto "fare le bottiglie". Ci sono, poi, i pomodori, le melanzane, i carciofi, le olive, etc. conservati sott'olio e con aromi vari, come prezzemolo o peperoncino.

L’informatore definisce l’antica consuetudine di preparare le cosiddette chenzerve, le conserve casalinghe, un aspetto che denunciava la povertà delle famiglie contadine ma anche, nello stesso tempo, la loro ricchezza. Infatti, se la necessità di “mettere da parte”, conservare scorte utili per i mesi invernali denunciava le condizioni di ristrettezza, la riserva di cibi conservati rappresentava la ricchezza non solo del nucleo familiare in senso stretto ma anche di parenti e amici.