Saperi e tecniche
origine delle strascenate XVI secolo re di Polonia tipo di pasta onore del matrimonio della principessa Bona particolare festeggiamenti Sigismondo occasione semola poveri
Preparazione delle orecchiette e dei cavatelli
I baresi definiscono le orecchiette con termine dialettale: "strascenate", la cui parola rimanda al gesto che si compie di trascinare letteralmente la pasta con il bordo del coltello per creare la caratteristica forma piccola e ruvida. Dopo aver preparato il monticello di semola sul "tavelìre" e aver versato poca acqua tiepida, l'esecutrice incomincia a "trembà la masse", a impastare. Separa una parte di massa che verrà assottigliata fino a ottenere "u' lucignole", un bastoncino che deve essere più o meno sottile a seconda della grandezza delle orecchiette che si intende preparare. Il formato cambia in base al condimento: "strascenate" più piccole per il ragù, più grandi per le "cime de rape" o le "cime de cole" (cavoli) o per la cottura al forno. L'abilità nella preparazione risiede nella giusta posizione delle dita e del coltello in modo tale che la forma dell' "orecchietta" si crei senza rivoltarla con il dito indice. L'esecutrice usa una diversa posizione dell'indice, sempre utilizzando il coltello, per ottenere i cavatelli o "menuicchie", sorta di orecchiette chiuse su se stesse. Tra i vari condimenti per "le menuicchie" c'è la "recotte marzoteche", un piatto che si è di recente affiancato ai "vermicidde a la Sangiuannidde", come simbolo della festività di San Giovanni. Presso i dintorni del Castello Svevo, "uarche vasce e uarche ialde" (l'arco basso e l'arco alto), si concentrano le più abili creatrici di orecchiette. In passato l'arte delle "strascenate" veniva portata in dote dalle ragazze.