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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Festa di sant'Anna

Nella borgata Castellaro a fine luglio si svolge la tradizionale festa di Sant’Anna, organizzata dalla locale Abbaia.

A fine Ottocento la festa si svolgeva la domenica e il lunedì ed è dettagliatamente descritta da un anonimo cronista del giornale “Lo Stendardo” di Cuneo: “Abà chiamasi il personaggio principale, ossia il priore, lo sposo direi della festa, il quale può essere di qualsiasi borgata del paese, che nel suo complesso comprende circa 1500 abitanti, mentre il massaro, ed amministratore della chiesa è sempre della borgata di Castellar. L’Abà porta pel giorno della festa un cappello a lucerna secondo l’antico costume con un bel pennacchio a penne azzurre, le punte innanzi e dietro, così che, se fosse vestito in divisa militare, tu lo diresti un generale, e porta la bandiera con sopravi l’immagine di S. Anna, la protagonista, se mi è lecito così esprimermi della festa. Dietro di lui viene uno stuolo di uomini con lancia od alabarda, detti perciò alabardieri, che nella mia mente hanno richiamato l’idea di un antico ordine cavalleresco, istituito già in onore di S. Anna sul disegno di quelli del Tempio, o di S. Giovanni od altri consimili conosciuti nella storia della Chiesa e poi caduti in disuso. Tutti assieme Abà e alabardieri formano la così detta Abaia o Abadia e col medesimo nome viene chiamata la festa da loro celebrata. Domenica dunque di buon mattino era giunta alla borgata della parrocchia la rinomata banda Dronese che da molti anni viene sempre scelta, con universal soddisfazione, per accompagnare le sacre funzioni. Essa suonò durante la messa prima in parrocchia, ed alla benedizione del S.mo , subito susseguita, accompagnò il ‘Tantum Ergo’. […]

Terminata la funzione preliminare in parrocchia, tutto il corpo dell’Abaia, come sopra descritto, accompagnato dalla musica, salì alla borgata Castellar seguito dal sacerdote predicatore per la seconda messa, detta pure dell’Abaia alla chiesa della santa festeggiata, non senza però fermarsi a fare una suonata non appena si trovarono in vista della ancor lontana cappella, da cui si sentiva il suono a festa delle due campane. Giunti sul luogo, alle ore nove vi si celebrò la seconda messa accompagnata da suono della banda, e dopo un buon numero di devoti diedesi a girare introno all’altar maggiore recitando il SS. Rosario. Alle dieci e mezza, sempre con l’accompagnamento della banda soprasoldata, il rev.do signor Parroco celebrò la messa solenne, preceduta dalla solenne processione colla preziosa ed autentica reliquia, un buon pezzo si braccio della santa Madre di Maria Immacolata. Dopo il Credo ebbe luogo il discorso panegirico recitato dal sacerdote don Giobba Dal masso. […] Oltre alla reliquia vi ha pure una bella statua della santa sopra un apposito trono, ma non venne portata in processione non permettendolo le vie troppo ristrette.

Terminata la messa e il bacio della reliquia, si andò al pranzo in casa il signor Massaro della festa, che per quest’anno volle fortuna fosse anche il padre dell’Abà.

Dopo pranzo ad ora competente, si ritornò alla chiesa per il così detto vespro. Ed eccone il cerimoniale. La banda musicale cominciò col fare tra giri, suonando attono alla chiesa, come al mattino prima della messa grande. Indi in chiesa si cantò il ‘Deus in adiutorium’, e subito il Capitolo, l’inno il ‘Magnificat’, ma non si da la benedizione, in obbedienza al prescritto del Sinodo diocesano. E dopo l’ ‘Oremus’ si passa alla nomina del nuovo Abà. Prima si danno tre giri colla musica attorno alla cappella, fermatisi quindi sotto l’atrio di questa, si collocano di fronte alla porta l’Abà scadente ed il nuovo, seduti ciascuno sopra un seggiolone, circondati da alabardieri e dal popolo festeggiante, si presenta il sindaco del Comune in sciarpa e si fa una breve parlata in cui nomina egli stesso l’Abà per l’anno venturo. Entrambi allora si danno il bacio, si cambiano il cappello, e sentono con gli alabardieri e il popolo la breve parlata che loro dirige il predicatore della festa per spiegare il significato di quelle cerimonie religiose e civili. Quindi altri tre giri colla musica attorno alla chiesa nei quali si grida ripetutamente: ‘Viva l’Abà: viva l’Abà nuovo’. E si finisce per quel giorno la festa con bicchierate di qua e di là, che non è possibile rifiutarsi ai pressanti inviti di quei graziosi e generosi valligiani. Al domani si fa ritorno alla cappella, dove vi sono ben due messe cantate, e di poi pranzo ed inviti a bicchierate come nel giorno precedente. […] E i balli, mi domandereste, dove li lasciate? In nessun luogo, io vi rispondo: non se ne sente parlare, non se ne vede, non v’è forse neppure il pensiero. Che, si sa, farebbero dispiacere a Sant’Anna” (“Lo Stendardo, agosto 1898).

Oggi la manifestazione, che in parte rispetta i rituali ottocenteschi, si apre venerdì sera con la cena sociale all’aperto e la serata danzante con musica e balli occitani.

Sabato attorno alle ore 18 dalla chiesa di Sant’Anna di Roccabruna parte la fiaccolata con arrivo a Sant’Anna di Castellaro. Dopo la cena sociale all’aperto, la fiaccolata raggiunge il luogo dove viene acceso il falò (‘lou foulastet’). Seguono lo spettacolo pirotecnico e la serata danzante.

Domenica mattina l’Abbaia di Sant’Anna sfila per le vie del borgo accompagnata dalla banda musicale, raggiungendo la chiesa di Sant’Anna per la messa cantata. Segue il pranzo sociale.

Nel pomeriggio, dopo la recita del vespro, si svolge la processione fino al pilone votivo. Il corteo è formato dallo stendardo di sant’Anna, le donne con la croce e i lanternoni, le ragazze in costume, due alabardieri che scortano il sindaco, il parroco, la statua di sant’Anna (portata a spalle da quattro uomini), la banda musicale, i membri dell’abbadia con bandiere e alabarde, il popolo.

Raggiunto il pilone, il corteo processionale rientra in chiesa per il rituale del bacio della reliquia. I fedeli si avvicinano alla reliquia ostentata dal sacerdote e dopo il bacio depongono l’obolo nel sacchetto retto da una persona in piedi a fianco del sacerdote.

Segue la cerimonia di cambio dell’Abà , che avviene secondo un preciso rituale:l'Abbà in carica indossa una feluca con pennacchio nero, che il sindaco gli toglie e trasferisce sul capo del nuovo Abbà, mentre all'Abbà uscente viene posta sul capo una feluca con un pennacchio blu. Quindi si procede allo scambio delle bandiere tra i due Abbà.

Una bicchierata in onore del nuovo Abà chiude la festa.

CELLE DI MACRA (CN), Italia Regionpiemonte
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