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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Carnevale

Il tempo di Carnevale considera un periodo che va dall'Epifania al Triduo pasquale. Le feste del Carnevale nella settimana grassa, mercoledì delle Ceneri e Quaresima sono variabili in quanto determinate a ritroso della Pasqua, la cui datazione nel calendario liturgico dipende dalla luna. La Pasqua è fissata la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera (21 Marzo) ed ha come limite massimo il 25 Aprile. La festa coincide con il periodo che anticipa la primavera e dà il via a un lungo periodo festivo che culmina con il martedì grasso. Questo periodo poco si lega con il calendario liturgico cristiano che tenta di esorcizzarlo anche etimologicamente, facendolo derivare da Carni levamen (sollievo per le carni) oppure Carni vale (carne addio). I peccati erano maggiori e venivano ovviati da funzioni riparatrici a discrezione del parroco con preghiere ed esposizione del Santissimo. Il clou del Carnevale iniziava con il giovedì grasso e terminava con la domenica, il lunedì ed il martedì della settimana successiva. C'era usanza di mascherarsi, specie gli ultimi giorni andando di casa in casa a mangiare e bere. I principali attori erano i giovani. Si mescolavano più aspetti: celebrazioni pubbliche con sfilate di maschere per le vie del paese la domenica ed il martedì, e veglioni il sabato e le altre sere consumate più privatamente. Per le famiglie era usanza trovarsi nelle stalle per una veglia ricca di cibo e divertimento, ricevendo anche la visita delle mascarade (gruppi mascherati), durante la quale qualcuno suonava la fisarmonica, si ballava e si scherzava. Oltre a ciò il Carnevale si rivela anche come festa della comunità, dove gli attori irrompono nelle case e con il pubblico si riversano nelle strade. Era usanza anche preparare coriandoli fatti artigianalmente ritagliando i giornali. Tale momento festivo non era organizzato in quanto l'aggregazione era spontanea. Al pomeriggio gli organizzatori delle questue tra le case erano i bambini alcuni dei quali si mettevano giacca e pantaloni taconà (rattoppati), vestiti di carta crespa, trucco o maschere di cartone, recandosi tra le case suonando il campanello e recitando: i soma lè mascare! L'eve quaicos da dene (siamo le maschere! avete qualcosa da darci). Le famiglie avevano spesso pronte: noci, bugie, biscotti fatti in casa e le pastiglie cento gusti; si trattava di una vera e propria questua cerimoniale itinerante. Le maschere che suonavano la fisarmonica, svelata l'identità, cantavano rallegrando la compagnia con canzoni locali tra cui ricordiamo: Veuj marieme a Caramagna (Voglio sposarmi a Carmagnola). Il martedì grasso concludeva i festeggiamenti ed era un giorno in cui non si andava a lavorare. Il pomeriggio dava vita a cortei e sfilate ed il Carnevale terminava quando i giovani erano sazi di cibo e di bevande. Gli uomini terminavano la serata con una cena a casa di uno di loro. In alcune cascine si usava si usava brusè el Carlevè (si bruciava il Carnevale), pupazzo fatto con gambi di granturco e rami potati. Una caratteristica più pubblica del Carnevale è nata da una trentina di anni con l'organizzazione da parte della Pro Loco dell'apertura del Carnevale con le maschere Re Povron e Bela Povronera.

CARMAGNOLA (TO), Italia Regionpiemonte
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