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Fonte: Granai della Memoria / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
Categorie
Archivi storici
Archivio:
Storie di vita
Autori:
Laura Papini, Massimo Smuraglia, Luca Improta, Elena Scarrone
Tosca Lari

Tosca Lari

Tosca Lari è nata a Monte a Pescia, una località sulle colline prospicienti Pescia. La famiglia era composta, dai genitori, dai quattro figli e dal nonno. Da più generazioni i Lari erano contadini mezzadri. L’infanzia di Tosca è stata felice, da bambina giocava con le bambole di legno, a rimpiattino e all’altalena.Il padre conosceva le suore che a Pescia gestivano l’Istituto Magistrale, così Tosca poté frequentarlo. Dopo il conseguimento del diploma “mi sono data da fare con le supplenze, avanti a noi c’erano “gli ex combattenti, i reduci di guerra, i figli di invalidi.Le sue amicizie erano le compagne di scuola, ma “ le amiche le avevo tutte del paese, Monte a Pescia”Di che cosa fosse il fascismo Tosca si rendeva poco conto. Ricorda che ogni sabato doveva andare all’adunata e che a scuola era obbligatoria la divisa, con una mantellina nera al posto del cappotto. Il paese, aveva sentito dire, era tutto antifascista. Alcuni fascisti giravano per la città e davano l’olio di ricino a chi era antifascista. A Pescia “c’erano tanti lavori…c’erano tante fabbriche, ma erano per i fascisti, per gli altri…”Tosca seppe dell’entrata in guerra dell’Italia dalla radio: abitava accanto alla scuola, era a scuola quella mattina, la radio era accesa e sentì l’annuncio. “Accanto a me c’era una signora anziana, …dette un urlo, perché aveva passato l’altra guerra. –Siamo rovinati – dice – siamo rovinati!”Tosca aveva un fratello militare che il 25 luglio del ‘43 si trovava in Yugoslavia; scappò per tornare a casa, ma quando arrivò ci trovò i tedeschi e dovette nascondersi nel rifugio che i suoi avevano scavato sottoterra. In paese la fine della guerra [ 25 luglio 1943] fu accolto con gioia, ma il giorno dopo nella piazza principale di Pescia c’erano i tedeschi.Tosca ricorda il terribile anno che va dall’8 settembre 1943 all’8 settembre 1944, giorno in cui la città venne liberata: Pescia salvata, “così ci hanno detto”, dal Vescovo che si mise in ginocchio di fronte ai tedeschi.  Rammenta con una certa emozione le rappresaglie per due tedeschi uccisi in città, per i quali furono catturati  20 pesciatini  e  impiccati agli alberi lungo il torrente Pescia, i primi dieci all’inizio della città, gli altri subito a nord del Ponte di San Francesco, fatto saltare poco prima dai tedeschi. Racconta di aver visto un uomo appena impiccato. Si stava recando all’ospedale a farsi curare una clavicola ferita da un proiettile; per attraversare il torrente, doveva scendere nel greto perché il ponte era saltato. Proprio mentre lasciava la strada, si trovò vicinissima ad un uomo appena impiccato che penzolava dall’albero.  Vivere in campagna durante la guerra era meno difficile che vivere in città. I contadini facevano “lo scambio: noi di collina l’olio con il grano dei contadini di pianura, però si mangiava”.Dopo l’8 settembre ’44 Pescia è libera: gli americani erano ad Altopascio “gli ci volle per veni’ a Pescia!! Non so come mai”. I tedeschi avevano fatto saltare ponti, palazzi, gli americani il mulino: era tutto da ricostruire.Con la fine della guerra ritornarono quelli che erano stati portati a lavorare in Germania. Tosca era interessata a seguire i comizi per le votazioni per il referendum. “Eravamo abituate alle monarchia, ci facevano vedere le principessine…ma io ero decisa!” Tosca andò a votare verso le 10-11 del mattino e trovò  una lunga fila” Andò con il vestito della domenica e votò Repubblica. 

Pescia (PT), IT Regiontoscana
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