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Piermatteo Roulph Elva Val Maira Val Varaita Roulph Pontechianale Francia d'Europa Laurea Magistrale
dipendente dell'amministrazione comunale lingua occitana permettesse maschera antigas proveniente ricca tradizione enogastronomica torpore invernale.Nei ricordi tanti presidi militari lupo vero attivo presso l'Università vive tuttora attento conoscitore piermatteo roulph maiale consumate contesto socioculturale conifera d'Europa esistenza trascorsa profondo legame avi migrassero comunicazione agevole più carismatiche pino cembro Bosco dell'Alevè propria famiglia periodo carnevalesco panificazione tradizionale Un'ulteriore testimonianza Patrimonio Gastronomico Turistico dell'Università libri vecchi piatto tradizionale
Feste e cerimonie
Piermatteo Roulph
Piermatteo Roulph, classe 1954, è originario di Chianale dove vive tuttora e vi lavora come dipendente dell'amministrazione comunale. In questo paese ha trascorso tutta la sua vita tranne alcuni anni della sua infanzia quando si trasferì con tutta la propria famiglia ad Elva, in Val Maira, paese di origine della madre. Proprio la sua esistenza trascorsa tra le montagne della Val Varaita lo hanno reso un attento conoscitore delle tradizioni locali e delle vicissitudini delle sue genti; dai suoi racconti emerge un profondo legame tra la gente di montagna ed il territorio, tra la terra che dava loro sostentamento ed i rituali festivi.Sfatando il mito del montanaro "solo in grado di portare al pascolo alcune mucche", Roulph racconta del ritrovamento di alcuni libri vecchi di secoli nella casa paterna, di come i suoi avi migrassero stagionalmente in Francia, sino ai Pirenei, per lavoro e di come la lingua occitana permettesse una comunicazione agevole tra gli abitanti dei due versanti delle Alpi.Dentro questo contesto socioculturale emerge una ricca tradizione enogastronomica sempre legata a territorio e ritualità. Il pane veniva fatto una volta l'anno; il forno apparteneva a tutta la comunità e annualmente veniva sorteggiata la famiglia che aveva il dovere di curarne l'accensione. Il legno utilizzato era di solo pino cembro, difatti nel territorio del comune di Pontechianale si erge la più grande foresta di questa conifera d'Europa, il Bosco dell'Alevè. Altro piatto tradizionale erano i bignè di sangue, delle frittelle fatte con il sangue del maiale consumate durante il periodo carnevalesco. Proprio durante il periodo del carnevale per le strade di Chianale faceva la sua comparsa "il lupo". Una persona, solitamente scelta tra quelle "più carismatiche" indossando una pelle di pecora, una maschera antigas proveniente da uno delle tanti presidi militari presenti in valle e alcuni campanelli sulle gambe portava scompiglio per il paese cercando di risvegliare le genti dal torpore invernale.Nei ricordi giovanili di Piermatteo Roulph era proprio il lupo e le barbarie che lo accompagnavano a spaventarlo, terrorizzarlo quasi permettendosi di andare a molestare la madre, ciò che per lui era più sacro.Il rito del carnevale così come il lupo che lo accompagnava si era poi perso negli anni ma per ricomparire nel 1999; è diverso il contesto sociale in cui si ritrovano, commenta Roulph, ma come il lupo vero che è tornato sulle Alpi è un lupo ritrovato, un lupo che con il suo passaggio risveglia l'inverno. Questa testimonianza è stata raccolta nel 2013 dagli studenti del Corsi di Laurea Magistrale in Promozione e Gestione del Patrimonio Gastronomico e Turistico dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche nell'ambito dell'attività di ricerca e documentazione svolta dal Laboratorio di antropologia visiva "Granai della Memoria", attivo presso l'Università stessa. Un'ulteriore testimonianza di Piermatteo Roulph, specificatamente dedicata al sistema di panificazione tradizionale, è stata raccolta nel corso del 2014.
