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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Saperi e tecniche

Pesca con il tramaglino redesin

Due vecchi pescatori salgono su un barca di modeste dimensioni lundo la riva del fiume Sile e legando con un cordino la parte iniziale della rete ad un palo in legno infisso sott'acqua in banchina, la calano verticalmente nel fondo per tutta la sua lunghezza mentre si allontanano dalla riva. La rete rimane lì fino alla mattina dopo che i pescatori vanno a salparla raccogliendo il pescato. La pesca a tramaglino è costituita da una rete disposta verticalmente e spesso molto lunga che viene lasciata in mare lasciando che siano le prede a raggiungerla ed a rimanervi impigliate. La struttura della rete è molto semplice: si tratta di una rete rettangolare portante dei galleggianti di sughero nella parte superiore (lima dei sugheri) e dei piombi (lima dei piombi) in quella inferiore. Per poter pescare efficacemente la rete deve rimanere ben tesa verticalmente in acqua per cui è fondamentale il corretto bilanciamento tra la lima da sugheri e quella da piombi. L'etimologia della parola tramaglio ha trovato ispirazione nella struttura di questa diffusa rete da pesca composta appunto da tre strati di maglie, i più esterni a maglie larghe (pezze o pareti) ed il più interno (mappa) a maglie strettissime e di superficie maggiore degli altri due (in maniera che sia meno tesa delle pezze). Per una parte dei nostri anziani il fiume, il fosso e il canale, hanno rappresentato una risorsa che, seppure di scarso valore su scala generale, si rivelava, pur tuttavia, fondamentale a livello di economia familiare sia ai fini del sostentamento (il pescato, ha rappresentato una fonte proteica fondamentale per la sopravvivenza degli umili) che come integratore del reddito.