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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

La badia

La festa della Baìo è lo storico carnevale di Sampeyre che si svolge ogni cinque anni (l’ultima edizione nel 2007) per rievocare la cacciata dei saraceni dalla valle, avvenuta intorno all’anno Mille, grazie all’azione delle milizie popolari. Ascrivere la manifestazione nella categoria dei carnevali appare tuttavia riduttivo, in quanto “nelle giornate della Baìo tutti si sentono partecipi di un avvenimento che rinsalda in nodo forte e forse unico lo spirito di appartenenza alla propria terra. Il momento turistico, motivo dei carnevali che si tengono nello stesso periodo, è secondario” (Prando, 2006, p. 2).

Nel passato sei badie partecipavano alla festa carnevalesca d'inizio d'anno, oggi ne restano quattro: oltre a quella dei capoluogo (Piasso), sopravvivono le badie di Rore (Roure), Calchesio (Chucheis) e Villar (Vilà). “Sant'Anna da più di un secolo non partecipa con un suo corteo ma sfila con alcuni attori nel gruppo mascherato di Calchesio. Gravi motivi di ordine pubblico pare siano stati alla base dell'esclusione di Becetto dal rituale collettivo” (Grimaldi, Porporato, 2006).

I preparativi

Il lungo tempo festivo inizia il giorno dell’Epifania, quando “terminata la messa granda”, gruppi di giovani delle località coinvolte raggiungono, accompagnati da suonatori di fisarmonica e tamburi, l’abitazione degli abbà, per chiedere l’autorizzazione a dare inizio alla badia. Come prevede il cerimoniale, l’abbà (capo indiscusso della festa) rilascia il benestare dopo aver verificato se la comunità dispone delle necessarie risorse economiche ed umane: se in passato il problema maggiore erano i soldi (e agli abbà competeva buona parte dell’onere finanziario per gestire ala festa), oggi invece l’ostacolo principale è rappresentato dal reperire i personaggi, tant’è che “buona parte degli attori viene reperita fra gli emigrati che ritornano in questa occasione per contribuire attivamente alla conservazione della tradizione” (Grimaldi, 1996, p. 214). La concessione dell’autorizzazione viene resa nota alla popolazione con l’esposizione del gonfalone, simbolo dell’associazione giovanile, alla finestra della casa dell’abbà.

La fase preparatoria è caratterizzata dalla partecipazione attiva delle donne che vengono invece escluse per il restante tempo del complesso festivo. “In ogni famiglia della comunità le donne danno vita a ricchi e complessi abiti cerimoniali utilizzando principalmente nastri di seta multicolori. Questi bindel fanno parte del patrimonio effettivo di ogni famiglia e costituiscono gli elementi tradizionali dei riti di passaggio quali il battesimo ed il matrimonio. Le famiglie che vi partecipano donano o ricevono nastri di seta che vengono custoditi gelosamente. A partire dai nastri, riposti e conservati con cura, senza pieghe perché il tempo non ne spezzi la delicata fibra, le donne creano dei costumi multicolori. Essi vengono infatti pieghettati e lavorati in modo da confezionare coccarde che servono come base per creare fantasie floreali, cascate di seta colorata. Appuntate sugli abiti, danno vita ad un linguaggio folclorico di propiziazione e di fertilità, di buon auspicio per il prossimo rifiorire della natura. Quasi tutti i copricapo indossati dagli attori sono, ad esempio, costituiti da una base di cartone ricoperta di stoffa su cui, in seguito, si appuntano con una tecnica molto elaborata i nastri. Perline colorate, specchi ed altri ornamenti contribuiscono ad arricchire i costumi tradizionali che vengono così ad assumere valenze simboliche diverse, di rinascita agreste, di gerarchie sociali e ruoli sessuali, di comportamento etnico” (Grimaldi, Porporato, 2006).

Prima uscita

La prima uscita pubblica delle badie avviene due domeniche prima di Giovedì grasso. I quattro cortei sfilano principalmente nei propri territori, anche se avvengono già alcuni incontri fra le badie. La Baìo di Calchesio fa visita a quella di Sampeyre, con il solenne incontro, sul confine dei due territori, degli abbà, che, secondo una ritualità codificata, incrociano le spade in segno di saluto.

“A questo punto il corteo di Sampeyre si dispone su due file ai lati della strada affinché quello di Calchesio possa risalirlo all'interno e guadagnare la posizione di testa; con questa nuova disposizione si forma un corteo ininterrotto che raggiunge il capoluogo. Dopo aver sfilato per le vie principali del paese, le badie si dispongono su due aree prefissate della piazza centrale e danno inizio alle danze tradizionali che durano sino all'imbrunire” (Grimaldi, Porporato, 2006).

Tutte e quattro le badie proseguono fino a notte fonda i balli nel proprio territorio.

Seconda uscita

La domenica successiva i gruppi carnevaleschi iniziano a sfilare nei rispettivi territori, con le stesse modalità della prima giornata. Quindi la badia di Rore si dirige verso il capoluogo e incontra quella di Sampeyre; contemporaneamente la badia di Villar si unisce a quella di Calchesio. Infine i due cortei così formati si incontrano (al confine fra Sampeyre e Calchesio) e formano un unico grande corteo che converge nella piazza principale del paese, dove vengono ballate le danze della tradizione occitana. Dopo il pranzo le quattro badie sfilano, accompagnate dai tamburi, lungo le vie del concentrico, quindi riprendono i balli nella piazza principale. Al calar della sera le badie rientrano nelle rispettive frazioni, dove proseguono i balli sino a notte fonda.

Terza uscita

Il giovedì grasso la Baìo vive la terza intensa giornata. Al mattino le badie sfilano nei propri territori. Successivamente, mentre la badia di Villar raggiunta la strada provinciale rientra nella propria frazione, il corteo di Sampeyre incontra quello di Rore, poi assieme si recano a Calchesio, unendosi a quest’ultima badia. Le tre badie formano un unico corteo che sfila per le vie di Sampeyre, raggiungendo la piazza principale. Dopo il pranzo, riprende la sfilata nell’abitato, tornando in piazza per le danze, che proseguono fino a metà pomeriggio. A questo punto le badie tornano nelle proprie frazioni per la fase finale della festa con il processo al tesoriere. “Il rito del tesoriere, colpevole di aver defraudato il tesoro della comunità, rappresenta uno dei momenti più significativi dell’intera festa” (Porporato, 2007, p. 31). L’abbà legge il testo, solitamente in rima, con i capi d’imputazione, che ha lo scopo di rendere pubblici i malcostumi che hanno segnato la comunità durante l’anno precedente. A difendere il tesoriere sono due ragazze (unici attori di sesso femminile che possono partecipare alla badia), alle quali spetta il compito di chiedere la grazia. Le badie di Calchesio e Villar sentenziano la condanna a morte del tesoriere: a Villar avviene anche il rituale della fucilazione, seguito dalla resurrezione, dopo un’abbondante bevuta.

“Sul finire dell'ultima giornata, dopo avere eletto i nuovi abbà, i capi che hanno il compito di dar vita al prossimo Carnevale, si proseguono le danze e si beve per tutta la notte, dopo di che, informalmente, la gente ritorna alle proprie case” (Grimaldi, Porporato, 2006).

L’antibadia

Terminata la festa “ufficiale”, all'alba del venerdì grasso i giovani della badia di Rore, danno inizio a quella che si può definire "antibadia", una sorta di rappresentazione alla rovescia della festa appena conclusa. “Svestono i ricchi e multicolori costumi cerimoniali, che con compostezza e rigore hanno indossato durante i lunghi cortei rituali e si ingegnano a costruire all'istante, con dei prodotti poveri (carta da giornale, cartone, stracci), un improvvisato abito che richiama, in qualche tratto, quello indossato in precedenza. I costumi che nella festa ufficiale erano i più ricchi ora sono i più poveri. Questo rovesciamento coinvolge anche gli oggetti e tutti gli altri elementi della festa. Il cavaliere abbandona il maestoso cavallo e tenta di sfilare su di una capra, il sapeur, lo zappatore che aveva abbattuto con una pesante ascia le molte barriere, i grossi tronchi di legno lasciati dai saraceni per ostacolare l'esercito degli insorti che li inseguiva, porta ora con sé una sega elettrica che serve a tagliare un esile fuscello. La sproporzione tra lo strumento (la sega elettrica) e l'oggetto (il fuscello) non fa che accentuare il rovesciamento simbolico - anche e soprattutto nei confronti della rappresentazione canonica - di questo Carnevale spontaneo (Grimaldi, Porporato, 2006).

L'antibadia si conclude a metà giornata, quando le stesse persone, con l'aiuto di coloro che avevano temporaneamente abbandonato la festa, si tingono il viso di nero e iniziano una tradizionale questua per le vie della frazione.

“I giovani di Rore con l'antibadia rifiutano la codifica testuale della festa ufficiale della badia, un sistema cerimoniale congelato dalla pura e semplice ripetizione, che ha portato all'imbalsamazione del rito, e quasi intuitivamente riscoprono la regola folclorica carnevalesca del rovesciamento dei segni. In questo modo danno vita ad un'azione, ad un sentire collettivo che, attingendo al modello formulaico della tradizione, recupera nel contempo l'originalità individuale, soggettiva, su cui si fonda la performance estemporanea che genera la festa del passato” (Grimaldi, Porporato, 2006).

SAMPEYRE (CN), Italia Regionpiemonte
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