Feste popolari
Il patrimonio culturale della comunità etnico-linguistica arbëreshë di San Paolo Albanese (Shën Pali)
San Paolo Albanese (Shën Palji) è il paese di una piccolissima comunità etnico-linguistica di origine albanese rifugiatasi in queste terre più di cinquecento anni fa. L’approdo in Italia è avvenuto tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, quando le popolazioni di Albania, dopo la morte del loro eroe Giorgio Castriota, detto Skanderbeg, nel 1468, e la caduta di Corone, e dopo l’invasione ottomana dei territori balcani, fuggirono dalle coste orientali dell’Adriatico.
Il paese è stato costruito sulle pendici del Monte Carnara, a 842 metri s.l.m., immerso nel paesaggio rurale della valle del Sarmento, una grande pietraia del Parco Nazionale del Pollino. Gode di vastissimo e spettacolare panorama. Da più punti del centro abitato si osservano le cinque Serre del massiccio montuoso dell’area protetta più grande d’Europa, tra le quali Serra Dolcedorme, la vetta più alta, 2267 m.s.l.m., dell’intero Appennino Meridionale.. La cultura della comunità etnico-linguistica arbëreshe di San Paolo è un bene unico, raro, irripetibile, eccezionale sotto il profilo storico, culturale e scientifico. Frutto di una convivenza di oltre cinquecento anni della cultura di origine albanese con le culture delle comunità locali italiane del territorio circostante. Si mantiene viva, sebbene minacciata, perché ha consapevolezza e orgoglio delle proprie radici, della identità, della diversità; interesse più che mai rilevante nel mondo globalizzato di oggi, in crisi di identità.
In tempi di rapide evoluzioni tecnologiche, di connessioni permanenti, di comunicazioni istantanee e di ponti sempre meno stabili tra passato, presente e futuro, di sfide sempre più ardue per trasmettere cultura, conoscenza e valori alle nuove generazioni, di modernità veloce e centrifuga, di mercati globali, di vera e propria rivoluzione antropologica, la comunità arbëreshe di San Paolo Albanese si pone l’ambizioso compito di interrogarsi sul ruolo e sul destino del suo patrimonio storico-culturale e antropologico. Anche perché i suoi figli sono il frutto di una educazione e formazione culturale globali che ha sedimentato e metabolizzato, ormai, esperienze di vita e valori, spesso, molto diversi e distanti tra loro.
Tutto ciò è realizzato dal Museo, che è luogo e modo di conservare, tutelare, valorizzare, promuovere l’identità culturale, territoriale, sociale, economica della comunità arbëreshe di San Paolo Albanese.
Il Museo, infatti, è il museo di un territorio ancora ricco di ambienti di vita tradizionali, di patrimoni naturali, storici, culturali, ai quali va garantita un’opera di manutenzione, di cura, di accudimento, di restauro, di tutela e di valorizzazione. Costituisce lo strumento mediante il quale si prende contatto immediato con il territorio, la natura, l’ambiente, il paesaggio: il paesaggio agrario, socio-culturale, identitario, che, rivisitato e reinterpretato, può consentire di produrre nuova cultura e nuova economia. Aiuta a ripassare il passato e a scrutare l’avvenire, cercando di mediare, in questo piccolo angolo di mondo, i contrasti tra civiltà contadina di ieri e vita globalizzata e ipertecnologica di oggi, che trovano difficoltà a parlarsi e ad incontrarsi, malgrado il web, le reti e i percorsi multimediali, che conducono alle nuove generazioni e ad un futuro e ad una cultura sempre più difficili da progettare.
Gli oggetti del museo sono i paesaggi, i boschi, le campagne, gli ecosistemi, l’etnia, la lingua, le memorie, le testimonianze orali, il saper fare, i mestieri locali tradizionali, il patrimonio materiale e immateriale della comunità, di cui i primi e più diretti fruitori sono gli stessi abitanti del posto.
Il territorio di San Paolo Albanese (Shën Palji), della estensione di circa 3.000 ettari, è segnato in ogni suo minimo spazio, anche il più remoto, dalla presenza della comunità arbëreshe che l’ha abitato e lo abita; è caratterizzato da una intensa interazione tra la natura e l’uomo che vi ha lavorato e vi lavora. Carico, perciò, di memorie, di significati e di manifestazioni identitarie, etniche percepibili. Il borgo rurale si affaccia su un paesaggio agrario, dove la dimensione delle biodiversità e del loro inscindibile nesso tra ambiente naturale, agricoltura, pastorizia, uomo e tradizioni, è misurata da un mosaico di risorse naturali e culturali locali.
I campi una volta coltivati a grano e turnati con orzo, avena, cicerchie, fave, ceci, foraggi, sono ormai quasi tutti abbandonati, invasi da folti cespugli di ginestra, da siepi di rovi, di vitalba, di rosa canina, di prugnolo selvatico; i pascoli sono occupati solo da piccoli greggi di pecore e di capre. Sono lasciati a se stessi i boschi di cerro e di quercia, gli alberi secolari, i peri, le querce, i fichi, i noci, i mandorli, gli olivi, le vigne.
Il paesaggio identitario, Shën Palji, è un ampio e ricco campionario di emozioni nel quale tutti si relazionano, si identificano e ritrovano il senso della propria esistenza.
La programmazione e gestione è affidata al Museo della Cultura Arbëreshe di San Paolo Albanese, che nella scelta e nella definizione delle iniziative fa, anzitutto, riferimento alle linee di indirizzo programmatico triennale ed annuale nell’ambito delle attività culturali del triennio 2018/2020, approvate dal Consiglio di Amministrazione del Museo, previo parere favorevole del Comitato Tecnico-Scientifico.
Fa, oggi, riferimento, inoltre, alla Legge Regionale 11 agosto 2015, n. 27, riguardante le Disposizioni in materia di patrimonio culturale, finalizzate alla valorizzazione, gestione e fruizione dei beni materiali ed immateriali della Regione Basilicata.
Si avvale, anche, degli esiti della Carta di Intenti, approvata dall’Assemblea delle Comunità Arbëreshe d’Italia nell’incontro a San Paolo Albanese, il 17/18 ottobre 2015; delle indicazioni emerse dal dibattito della X Conferenza Permanente delle Associazioni Museali Italiane a Matera, il 3-5 dicembre 2015, sui Musei, culture e paesaggi produttivi: patrimoni, attori, prospettive; degli indirizzi della Carta di Siena - Musei e Paesaggi culturali - proposta da ICOM Italia il 7 luglio 2014 alla Conferenza Internazionale di Siena; dei contenuti dichiarati nella scheda per l’ indagine 2015 su Musei e paesaggi culturali, identificata con il codice 552, approvata da ICOM il 28 gennaio 2016.
Le attività sono realizzate mediante continui ed aggiornati laboratori culturali, laboratori di interpretazione e di educazione al patrimonio culturale arbëresh: vallja, tarantella, festa patronale, danza del falcetto, himunea, gjitunia, banxhurna, lavorazione della ginestra e abito tradizionale femminile arbëresh.
