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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

I Calderai

Nel periodo di Carnevale i diciannovenni del paese praticavano il rituale dei Ciavrin (figure corrispondenti ai Magnin), che si svolgeva in fasi distinte: la sceneggiata della riparazione del pentolame, la questua, la potentata. “I magnin entravano nei cortili e nelle stalle annunciandosi con il solito baccano prodotto dalla percussione delle pentole che portavano con sé; qui inscenavano la loro attività: mentre uno azionava un mantice fingendo di alimentare il fuoco della forgia, gli altri battevano sulle pentole per ripararle e chiedevano alla padrona se aveva qualche tegame da stagnare che avrebbero fatto un buon lavoro” (Garesio Pelissero, 2003, p. 227). L’interpretazione era accompagnata da battute spiritose e spesso ambigue rivolte alla padrona. “Se ne andavano solo quando avevano ricevuto da bere (Garesio Pelissero, 2003, p. 227). Circa una settimana dopo i giovani passavano nelle case per la questua, chiedendo cibarie, che usavano poi per festeggiare tutti assieme il Carnevale. Il sabato pomeriggio i 'ciavrin' preparavano la polenta che apriva il carnevale. “Nello scenario naturale della piazza, tra una folla di spettatori e attori al tempo stesso, si recitava uno scherzo ai danni dei Magnin, o meglio dei ciavrin, com’erano qui chiamati, i quali erano gabbati con il furto della polenta e di tutte le pietanze che l’accompagnavano. I ladri erano gli uomini di trentanove, cinquantanove, settantanove anni, cioè coloro che avevano venti, quaranta, sessant’anni in più dei ciavrin e che in questo modo intendevano rimarcare l’importanza delle varie età di passaggio” (Garesio Pelissero, 2003, pp. 225-226). Non appena la polenta era stata rovesciata sull’apposito asse, sistemato sullo stesso tavolo dove erano state disposte frittate, tome, spezzatino, cotechini, salciccia e altre pietanze, “e i ciavrin si voltavano a posare la grande caldaia, in un baleno il tavolo era afferrato da varie braccia e, tra alte grida di gioia e un codazzo di gente, era portato a casa di chi, in anticipo, si era offerto di dare a tutti quanti ospitalità e vino a piacere” (Garesio Pelissero, 2003, p. 226).

CHIUSANO D'ASTI (AT), Italia Regionpiemonte
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Dario Pastrone