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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Festa patronale di san Giovanni Battista

L'esistenza della festa di San Giovanni Battista a Torino è documentata ufficialmente a partire dal XIV secolo, ma probabilmente era presente anche in tempi passati, in connessione con gli antichi rituali pagani per la celebrazione del solstizio d'estate (morte e rinascita del ciclo stagionale); nel XVI secolo, il Comune ufficializzò alcuni componenti della festa, i trombadores (trombettieri) e i caramelator (venditori di caramelle), con una divisa costituita da tonaca e cappuccio (Centini, 1998, pag. 164). Si ha notizia di un’interruzione della pratica dei festeggiamenti nel periodo tra la seconda metà del XIX e il 1971, anno in cui si riprese a celebrare il santo patrono.

Per quanto riguarda gli organizzatori della festa, fin dal Medioevo il Comune poteva contare sulla collaborazione della Società del Popolo, chiamata più tardi di San Giovanni Battista, i cui quattro rettori si occupavano dell’ordine pubblico durante i cortei e le danze; inoltre prendevano parte all’allestimento e alla raccolta di fondi le corporazioni degli Artigiani, la società degli Asini e quella degli Scolari, e, dal XV secolo, l’Abbazia degli Stolti.

In quel periodo, i festeggiamenti erano divisi essenzialmente in tre parti: la veglia di San Giovanni in cui si pregavano e si cantavano inni la sera e la notte del 23 giugno; la corsa del carro, la benedizione e la distribuzione di cibarie al mattino del 24; divertimenti popolari nel pomeriggio.

Una vera rinascita della festa si ebbe nel 1971, quando l’Associassion Piemontèisa, che esiste tuttora ed ha il compito di sostenere le tradizioni popolari, richiese agli Enti locali (il Comune, la Provincia e la Regione) di organizzare interpretazioni storiche in occasione della ricorrenza per la nascita di San Giovanni Battista; così furono riproposti i cortei in costume tradizionale, l’accensione del falò, l’offerta dei ceri in Duomo da parte degli sposi e la consegna della Carità alle autorità civili, militari e religiose.

Il falò è una costante di ogni celebrazione fino al 1853, anno in cui venne sospeso: secondo i verbali pervenuti fino ad oggi, alla mezzanotte che dava inizio al 24 giugno il Primo Sindaco gettava la torcia che incendiava la catasta di fascine, procurate dagli uomini di Grugliasco come dipendenti di Torino. In alcuni casi eccezionali, veniva soddisfatto il desiderio del Sovrano di accendere personalmente il farò; sovente questo onore fu concesso ai Principi di Casa Savoia.

Prima dell’accensione, i reggimenti sparavano tre colpi a salve; in caso di pioggia, tra la delusione generale il fuoco non veniva accesso e le fascine di legno erano distribuite ai più bisognosi.

Durante la notte l’intera popolazione festeggiava tra i banchetti goliardici e le danze in cerchio attorno al falò guidate da Re Tamburlando. Il mattino del 24 giugno iniziava con la corsa del carro per le vie della città vecchia, che terminava nel Duomo con la “danza dei buoi”. Il carro era dipinto con colori vivaci ed ornato con fiori e spighe di grano; lo trainava una coppia di buoi riccamente bardati che venivano condotti direttamente dentro la chiesa, dalla navata centrale fino al presbiterio, dove era esposto il Palio per il vincitore (il premio consisteva in sacchi di frumento, fiaschi di vino e pane). Con il passare degli anni, la corsa del carro è stata spostata nei sobborghi di Torino: Borgo Dora, Rivoli Moncalieri, Grugliasco, Orbassano e Chieri.

A metà mattina iniziava la funzione religiosa, cui prendevano parte i Sindaci e otto Decurioni (che componevano il Corpo Decurionale), una rappresentanza delle arti cittadine ed ovviamente tutta la popolazione. Durante la celebrazione, i doni destinati all’altare e al popolo venivano mostrati e benedetti dal vescovo; si terminava con un sonetto intonato da un Priore della festa in onore di San Giovanni e con la distribuzione di cibo sul sagrato della chiesa. Secondo una particolare usanza, veniva offerto alle autorità il “dono della Carità”, un pane benedetto condito con pepe e zafferano. Come il farò, anche l’offerta dei ceri che si teneva in chiesa, risalente al XII secolo, è stata sospesa per molti anni prima che venisse ripresa dall’Associassion Piemontèisa nel 1977.

Alla Messa seguiva la processione di San Giovanni, in cui l’urna con le reliquie del santo veniva portata dal Duomo fin sotto i portici del Palazzo Civico, dove i Mastri Ragionieri offrivano mazzetti di fiori e limoni alle autorità ecclesiastiche. Nei primi anni del Novecento la processione non venne celebrata poiché, cadendo la festa in giorni feriali, il traffico e gli impegni dei cittadini nei impedivano lo svolgimento.

Infine, il pomeriggio del 24 giugno era dedicato ai divertimenti profani, tra cui il Palio dei cavalli che correva tra la porta Marmorea e la chiesa di San Sebastiano.

Oltre a varie iniziative collaterali nei giorni precedenti (concerti musicali, esibizione di bande e majorettes, spettacoli, regate sul Po, ecc.), momenti salienti dei festeggiamenti patronali sono oggi, la sera del 23 giugno, il corteo storico lungo le vie del centro e, al termine, l’accensione del ‘farò’ in piazza Castello.

Il giorno successivo alle ore 10 viene celebrata in duomo la messa solenne in onore del patrono, alla presenza delle autorità cittadine, con distribuzione, al termine della funzione, dei pani della carità; alla sera si svolge la fiaccolata sul Po, seguita alle ore 22.30, dal grande spettacolo pirotecnico, con lancio dei fuochi artificiali dal ponte Vittorio Emanuele e dai Giardini Ginzburg.

TORINO (TO), Italia Regionpiemonte
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