Feste popolari
Festa di san Giuseppe
Nella frazione Villa veniva festeggiato san Giuseppe “prima della partenza per l’alpeggio in Velle Orsiera. Un tempo il santo titolare di Villa era san Vito (15 giugno): tale ricorrenza, però, mal si conciliava con l’esigenza degli abitanti che, per la maggior parte, in quel periodo si trovavano all’alpe; venne quindi scambiata con quella di san Giuseppe, che si celebrava il 19 marzo a INversigni. Non si sa se questo sia il vero motivo dello scambio avvenuto in tempi piuttosto remoti (la Relazione parrocchiale del 12769 riporta già come santo titolare della cappella di Villa san Giuseppe e di quella di Inversioni san Vito). […] A Villa questa ricorrenza viene ancora ricordata cone una ‘grande festa’ alla quale intervenivano non solo i residenti, ma numerose persone dei paesi vicini. I festeggiamenti si protraevano per due giorni e due notti. La sera antecedente gli abitanti, con in mano delle torce infuocate , percorrevano processionalmente la strada verso Lemie. Le torce erano ottenute con la corteccia secca di betulla, arrotolata e fissata a un fil di ferro o a un bastoncino; una volta accese si tenevano in mano facendole girare in modo da produrne una luce roteante. Successivamente, su un’altura, affinché fosse ben visibile in tutta la valle, si accendeva un falò. Normalmente intorno al falò si scherzava e si cantava. Il giorno dopo, la festa prevedeva la partecipazione di due coppie di priori, i quali avevano il compito di confezionare la ‘ciarità’, cioè il pane da benedire durante la messa e da distribuire, tagliato a pezzettini, a tutti i convenuti. Ai priori competeva anche l’addobbo delle rame: due punte di pino decorate con ‘bindej’ (nastri colorati), conservati in chiesa dentro a una scatola e riutilizzati ogni anno. Terminata la messa, le due coppie di priori aprivano il ballo con la ‘curenta pli prior’ tenendo la rama in mano. A questa seguivano altre ‘corente’, ognuna dedicata a qualche greuppo in base all’estro del momento: i ‘magnà’, le donne, i priori dell’anno precedente…, per coinvolgere tutti nella danza rituale. Dopo pranzo si riprendeva a ballare fino a notte fonda. […] Sul piazzale davanti all’albergo della frazione veniva allestito l’albero della cuccagna sul quale si appendevano formaggi e salami che il più abile nell’arrampicata si sarebbe aggiudicato. Per i bambini si organizzava il gioco delle pignatte, dalle quali, una volta rotte, potevano anche uscire caramelle, bene raro a quel tempo. Lungo la carrozzabile si faceva la corsa nei sacchi. Il secondo giorno di festa era riservato agli uomini, i quali preparavano una grossa insalata di ‘girasoli’ (tarassaco), accompagnata con le uova raccolte in un precedente giro di questua” (Bosio, Tosin, 2005, p. 20).
"Rama, ramo di pino decorato con i 'bindej', nastri di seta. Carità. Falò, 'curenta dei priur' con in mano le 'rame'" (Borra, Grimaldi, 2004, p. 21; Bosio, Tosin, 2000).
