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Caterina Boggio

Caterina Boggio

Caterina Boggio, classe 1926, racconta le antiche modalità di coltivazione della Piattella canavesana, un’antica varietà di fagiolo bianco tipica del Canavese, coltivata esclusivamente a Cortereggio (piccolo borgo rurale posto sulle rive dell’Orco). L’intervista è interamente in piemontese.Caterina racconta con precisione le antiche modalità di coltivazione (il fagiolo era maritato al mais), di essiccazione e commercializzazione della Piattella. Il reddito derivato dalla Piattella era particolarmente importante all’interno dell’economia famigliare delle cascine di Cortereggio: “con i solidi dei fagioli si acquistava l’uva nel Monferrato per fare il vino”.La testimone si sofferma sull’uso dei fagioli nella gastronomia locale, sia per la preparazione della tofeja, si di altri piatti nonché l’uso che se ne faceva per la preparazione delle fagiolate carnevalesche. Il richiamo al carnevale è l’occasione per ricordare la dinamica festiva di questo importante momento calendariale: i bambini si mascheravano e i giovani andavano in giro di stalla in stalla travestiti. In occasione della visita ad una stalla, ove tradizionalmente si svolgevano le veglie invernali, il gruppo all’esterno intonava il canto Buna seira filoire cui si rispondeva in rima dall’interno della stalla. Caterina Boggio con la sua spontanea testimonianza attesta il perdurare, all'interno della comunità di Cortereggio, di questo canto, noto anche con il titolo di Martin Madona, registrato da Antonino Bertolotti nel 1868 proprio a Cortereggio e poi ripreso da Angelo De Gubernatis (1878) e da Gaetano Di Giovanni (1889) (i testi di A. Bertolotti e G. Di Giovanni sono disponibili come allegati alla scheda, nella sezione "Collegamenti e allegati").Caterina Boggio ricorda come la Piattella di Cortereggio fosse da sempre considerata il miglior fagiolo coltivato nel territorio, ricercato da numerosi ristoratori per le proprie tavole: a comprova di ciò porta il fatto che già solamente da San Giusto, paese discosto pochi chilometri, venivano ad acquistare i fagioli a Cortereggio.Il calendario rituale della comunità di Cortereggio era scandito da alcune celebrazioni religiose: Caterina nella propria testimonianza racconta come a Cortereggio si festeggiasse santa Lucina, invocata in particolare per la protezione dei raccolti contro la tempesta, sant’Antonio Abate, per la protezione degli animali, ed infine la festa solenne in occasione della Natività di Maria, celebrata l’8 settembre. La devozione a santa Lucina è anche l’occasione per rievocare l’emigrazione verso l’America: “Mio nonno era andato in America, erano partiti in quattro, fecero il voto che tornati avrebbero fatto fare l’urna a santa Lucina, poi mio nonno morì in miniera in America, ma gli altri tornarono e fecero realizzare l’urna”. L’urna infatti reca un duplice cartiglio che recita “I FRATELLI DEFILIPPI / FRANCESCO PIETRO DOMENICO GIACOMO / E BINANDO GIUSEPPE // CORTEREGGESI RESIDENTI IN AMERICA / 1882 / FECERO ESEGUIRE” (visibile nella foto unita a questa scheda, cfr. “Collegamenti e allegati”).Anche a Cortereggio gli anziani e le donne, come ampiamente documentato da Nuto Revelli per altre zone del Piemonte, furono quelli che, nel momento in cui le generazioni più giovani scelsero il lavoro in fabbrica, garantirono la continuità del lavoro agricolo: “i vecchi hanno mandato avanti l’agricoltura, quando i giovani hanno iniziato ad andare in fabbrica, gli anziani non hanno abbandonato l’agricoltura”. 

San Giorgio Canavese (TO), IT Regionpiemonte
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