"I due paesi della val Chiusella (Lugnacco e Rueglio) erano protagonisti, secondo il racconto di fine Ottocento di Bertolotti Antonio (1871, tomo V, pp. 248-250) di un lungo tempo carnevalesco che si concludeva, a fine febbraio, con uno scambio di doni alimentari durante una visita reciproca del tutto particolare" (Borra, Grimaldi, 2001, p. 74).

Negli ultimi gironi di Carnevale, da Lugnacco parte un gruppo di persone, al grido di “Viva i fradei”. Questi uomini “sono mascherati in foggia strana, il capo hanno coperto da berrettoni rossi, o da quello frigio, brandiscono sciabole o coltelli e seguono un mulo ed un alfiere con bandiera. Essa non ha emblemi: è rossa, color del sangue. Ilari procedono fra Pecco e Gauna, passano sui massi e sul ghiaccio il torrente avanzandosi verso Rueglio; saranno un centinaio tra giovani e vecchi. […] Giunta la caterva all’entrata di detto villaggio, manda messaggi al sindaco, annunziandogli l’arrivo dei capi-casa di Lugnacco. Egli tosto raduna quelli di Rueglio e va con essi incontro ai sopravvenuti, accogliendoli con molta cordialità. Sono condotti nella piazza avanti alla chiesa r quivi si odono nel frastuono frequentemente ‘Viva Legnè, viva Ruei, viva i fradei, topa Ruei!’. […] I migliori ballerini di Ruglio danno spettacolo di una moresca, che ha quasi di feroce, poiché carichi le spalle e i piedi di grosse campanelle, spettanti al bestiame, si danno ad una ridda veementissima. Regola gli sfrenati salti il motto ‘ta-ra-la’. […] Quando lassi non ne possono più, allora il sindaco di Rueglio fa portare dei grossi formaggi in sul luogo e pubblicamente ne pesa un rubbo [9,3 kg], che dà in dono a quelli di Lugnacco. Allora scoppiano più forti le grida ‘Topa Ruei! Viva i fradei!’ e caricato il mulo del formaggio se ne ritornano a Lugnacco allegramente” (Bertolotti, t. V, pp. 248-250).

Il giorno successivo, i capi-casa di Rueglio ricambiano la festa (cfr. scheda).