Feste popolari
RITO DEL MAGGIO - FESTA POPOLARE IN ONORE DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
Localit? "bosco di Caperrino" Agro di Castelmezzano;
" Matrimonio della natura, tra sacro e profano, dove il presente si mescola con il passato, dove l'uomo si erge al cielo per affrontare il suo Dio tra le voci arcane e senza tempo di genti antiche, un tronco ed una cima, innestati rinnovano l'antico rituale di generazioni in generazioni in un connubio di tempo, natura, vita".
Il rituale del "maggio" si ripete, tra i più noti, nel comune di Accettura e nel comune di Pietrapertosa.Il rito del "maggio" ha origini che si perdono nella notte dei tempi della storia del borgo di Castelmezzano. Questa festa è tributata a Sant'Antonio da Padova e rappresenta un rito propiziatorio di buon augurio per il raccolto e la fertilit?. Rappresenta un momento di convivialit? e condivisione della comunit?, in cui si esaltano le capacit? e le abilit? tecniche sviluppate e tramandate dai maestri d'ascia (c.d. mascaioli).
La manifestazione si svolge in due momenti: il 7 settembre (ovvero la domenica che precede la settimana che contiene il 12 e 13 settembre) i castelmezzanesi partono di buon ora dal borgo alla ricerca, nei boschi della montagna di Caperrino, del cerro 'u masc' più alto e più bello da donare in sposo alla cima di un agrifoglio. Dopo la "scelta" delle piante, cos? come avviene in occasione di ogni matrimonio, tutti i partecipanti agli eventi si riuniscono in un lungo banchetto.
Il menù proposto vede una carrellata di pietanze legale alla migliore tradizione culinaria del posto. Tra le tante la famosa "pastorale", una ministra di carne di agnello immersa in un brodo di verdure e patate che incomincia la sua cottura dalle prime ore del mattino. Taralli locali, "crostol" (dolci tipici del posto simbolo, anche loro, di unione e di abbondanza) e vino locale tengono uniti i conviviali in un idillio che vede rifiorire una ancestrale unione dell'uomo alla sua terra. Il banchetto è allietato da musiche suonate da giovani e meno giovani (anche qui si assiste ad una meraviglioso incontro tra la forza dell'esperienza e la vivacit? della gioventù) sui tasti di antichi organetti.
Il rito appena iniziato risveglia nei partecipanti un senso positivo d'appartenenza, nonché una maggiore consapevolezza delle proprie origini, dalla storia alla lingua, dalle strutture architettoniche all'enogastronomia.
Nella seconda fase il 12 settembre, giorno della vigilia, il tronco viene trasportato dai boschi fino in paese da coppie di buoi detti in gergo "parecch'", mentre la cima viene trascinata a spalla da giovani devoti che si caricano d'energia con qualche bicchiere di vino. Dopo la levigazione e l'innesto, le piante vengono innalzate e sotto la benedizione di Sant'Antonio, portato in processione; si celebra cos? il loro matrimonio. Durante il percorso ai partecipanti vengono distribuite una serie di delizie legate alla tradizione culinaria castelmezzanese (taralli con lo zucchero, tarallucci con il finocchio, crostole).Tutta la comunit? locale, in particolare quella addetta all'agricoltura, pastorizia e alla coltivazione dei boschi, è parte attiva del rito del "maggio".
La vicine Pietrapertosa collabora con i suoi buoi e le sue tradizioni.Le modalit? di trasmissione di generazione in generazione è da sempre avvenuta per via orale; si narra che usanza più diffusa era quella di portare al paese, un enorme albero per poi adornarlo con frutti della terra, animali e piante, come ringraziamento alla divinit? ma anche come gesto basato sul concetto di "Magia Simpatica" molto cara al contadino per il quale " il simile produce il simile": L'esposizione dei frutti e vivande altro non era che il modo per propiziare fertilit? e abbondanza
Queste tradizioni molto antiche sicuramente provenienti dall'area nordico-celtica ove il culto arboreo era molto diffuso, lo troviamo anche nelle tradizioni romane nei "Floralia", che si tenevano nelle calende di maggio, quando, dopo canti e balli, si propiziava l'abbondanza con riti a sfondo orgiastico, usanze ancora che troviamo nell'Inghilterra del 1500.
La riproposizione dell'evento è il sistema migliore per tramandare alle nuove generazioni le conoscenze e i saperi acquisiti. Oggi il rito è affidato ai giovani masciaioli che seguendo le indicazioni degli anziani boscaioli e pastori ripercorrono passo passo la tradizione attualizzandola e rendendola viva di anno in anno.
