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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Processione del ss. Sacramento - Processione della croce di san Carlo

"A Novara la Confraternita del Santo Monte di Pietà aveva il singolare privilegio di portare in processione il SS. Sacramento la sera del venerdì santo..." (Bernardi, 1991, p. 101).

"La non comune processione di Novara, con il SS. Sacramento portato in giro nel venerdì santo, ci offre l'opportunità di un 'escursus' storico, volto a comprendere la vita di una forma processionale dalla nascita alla morte. La processione era prescritta già negli atti di fondazione della Compagnia del S. Monte di Pietà, nel 1566, e inclusa negli statuti modificati del 1588 e in vigore fino al 1867. Nel 1593 il vescovo Carlo Bascapè ordinava che il SS. Sacramento venisse portato, nella processione notturna del venerdì santo, non più scoperto ma come un avello chiuso. Anni dopo, nel 1597, il Bascapè chiese la soppressione della cerimonia non ritenendola conforme alle leggi liturgiche. La compagnia del Monte di Pietà ricorse allora alla Congregazioen dei ritiche riconfermò i privilegi e le prerogative rituali della confraternita. La descrizione più antica della processione risale al 1707, anno in cui furono riediti gli statuti, in cui troviamo l'ordinamento cerimoniale. Dopo l'ufficio serale del venerdì santo i 'fratelli' si radunavano presso l'oratorio, le 'sorelle' nella chiesa di san Francesco. Il corteo era diviso in tre blocchi principali. Il primo, formato dai confratelli, era aperto da 'duoi fattori vestiti, i quali vadino inanti con due torcie gialle da vento accese nelle falcole, à quali seguitino, duoi simili con duoi bastoni neri in mano', quattro lanternoni con al centro il portatore del 'Crocifisso delle done' e la 'prima musica': Seguivano le consorelle e lanternoni 'intramezati'. Simile prologo aveva il comparto egli uomini, ma davanti al Crocefisso camminava 'il liberato dalla morte'. I confratrelli che sfilavano a coppie dopo la 'seconda musica' erano vestiti col sacco e portavano la torcia gialla. Ogni quattro 'fratelli' comparivano due lanternoni e due falcole. In mezzo al corteo della confraternita si collocava la 'terza musica'. Il secondo blocco e centro della processione era formato dal gruppo clericale. La testa era formata da dodici accoliti, in cotta, piviale nero e torcia gialla, e la 'quarta musica'. Seguivano due suddiaconi, in tonicella nera, con le navicelle per i due incensieri con i quali i due diaconi incensavano l'arca in cui era posto il SS. Sacramento. Due gruppi di quattro sacerdoti, in pianeta nera, si davano il cambio per portare l'arca, riparata da un baldacchino nero portato da otto seminaristi. Altri sei chierici con torce gialle circondavano l'arca, con altri due preti in cotta e stola a curare il Santissimo. La coda della processione, aperta dai tre 'Provisori con li loro bastoni in mano con tre servitori inanti vestiti con tabarri longhi neri', era costituita da 'tutti quelli che non sono della Compagnia'. Arrivati al Duomo si impartiva la benedizione con il Santissimo, poi il corteo ritornava alla chiesa di S. Pietro in Civitate per un'altra benedizione. Lasciato il resto delle torce come elemosina al Monte, si passava infine nell'attiguo oratorio per l'adorazione del Crocifisso e il bacio delel cinque piaghe. Così come è descritta dagli statuti, nella processione novarese sembra prevalere il carattere religioso e devozionale delle origini. Ma successive notizie correggono il tiro. Negli atti della visita pastorale del 1749 il baldacchino non è più nero ma 'in tela di seta color argento', inoltre sono presenti nella processione oltre al clero in piviale, ai musici e al coro, i farti cappuccini 'con i simboli della passione' e altri con 'i misteri della pietà'. L'arrivo dei francesi a Novara nel 1798, comportò, oltre alla soppressione di ordini religiosi, confraternite e al cambio d'uso di molte chiese e proprietà del clero, un nuovo corso politico in materia di religione. Particolarmente prese di mira furono le manifestazioni sacre, indegne di una città illuminata: 'la religione pura non ha bisogno di simili mezzi per regnare sul cuore degli uomini, e siffatti drammi sono per lo più miserabili competizioni, atti a fomentare la superstizione e l'intolleranza, mali perniciosissimi per la società'. Il 20 marzo 1799 il governo cittadino abolì la processione del venerdì santo con la motivazione 'che una semplice e sincera adorazione riesce senza dubbio e più conveniente allo spirito della vera religione, e più accetta all'Ente supremo che una vana e dispendiosa ostentazione'. La Confraternita, soppressa nel 1807, si ricostituì nel 1814 con il ritorno dei Savoia. Persa la chiesa di San Pietro de Civitate, ottenne nel 1825 il patronato per la chiesa di S. Pietro al Rosario. In questo periodo di tempo assumono particolare rilevanza gli apparati per il sepolcro, non più limitati all'interno della chiesa come nel 1749 ('in teatro bene depicto e illuminato con sufficienti lumi'), ma 'ampliati esternamente all'edificio sacro con la creazione di un atrio di eccezionale effetto scenico davanti al portale principale'. Una relazione del 1841 documenta l'ulteriore esteriorità anche della processione, con la presenza di drappelli di soldati all'inizio e alla fine del corteo; i frati cappuccini portano la Sindone. Si era verificata ormai 'la sostituzione all'interesse religioso che aveva ispirato l'abate Canobio, il fondatore del Monte, 'con la necessità per la Congregazione, di esprimersi in quest'occasione pubblica, con uno sfarzo sempre maggiore; questo è reso possibile, dato l'alto costo degli apparati, solo con la presenza fra i suoi componenti di gran parte dell'alta borghesia e aristocrazia novarese. Solo con la laicizzazione dell'ente, effettuata nel 1866, questo rituale processionale e scenico sarà sospeso e gli impegni religiosi e civili della Congregazione moplto ridimensionati. La processione, che costituiva uno dei principali eventi cittadini, era stata sospesa nel 1861 per la costruzione della nuova cattedrale e in seguito non venne più ripresa. Ci fu un tentativo di rinascita nel primo dopoguerra. Si svolse infatti dal 1924 al 1930, ad eccezione del 1927. Nel 1931 la Compagnia della Pietà e del SS. Sacramento decise di non fare la processione, prorogandola al 1935 e con scadenza quinquennale. Da allora però non fu più riproposta" (Bernardi, 1991, pp.324-328; che trae le notizie da Mongiat Babini, 1983 e 1988).

Oggi, il sabato precedente la domenica delle Palme, "processione penitenziale con la Croce. Il vescovo di Novara porta per le vie della città la croce di san Carlo, cioè quella della 'peste' e del 'santo Chiodo' fino alla Cattedrale" (Delconte, 1996, p. 220).

Sulla processione del venerdì santo a Novara vedere anche Delconte (1996, pp. 221-231)

(NO), Italia Regionpiemonte
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