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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Saperi e tecniche

Preparazione di pecorino di Farindola

Una donna, dopo aver alimentato il fuoco del camino con della carta, gira con una schiumarola metallica il latte all'interno di una caldaia di rame posta sul fuoco. Quando il latte si è coagulato, la donna, aiutata da un'altra, toglie la pentola dal fuoco e con la schiumarola raccoglie la parte cagliata e la mette in un grande piatto, eliminando poi il siero in eccesso. In un momento successivo la donna, dopo aver estratto una forma di formaggio da una fuscella, si dedica a eliminare con acqua il sale precedentemente posto sulla superficie della forma. Pone quindi la forma a stagionare su uno scaffale di legno. Il pecorino di Farindola è uno dei formaggi più caratteristici della regione Abruzzo. La sua produzione è tipica di un area ristretta che comprende dei comuni appartenenti alle comunità montane Vestina e di Cirmignano, al confine tra le province di Pescara e Teramo. L’area di produzione offre un ambiente ottimale per l’allevamento ovino, infatti utilizza le aree marginali collinari di inverno ed il pascolo di montagna d’estate. L’area di produzione comprende, oltre il comune di Farindola, Montebello di Bertona, Villa Celiera, Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Penne, Arsita, Bisenti e Castelli. E’ un formaggio fatto con latte ovino, caratterizzato da pasta compatta, semicotta e friabile. La particolarità del sapore e dell’odore è ottenuto dall’utilizzo del caglio di suino prodotto da una lunga e articolata lavorazione della mucosa dello stomaco di suino. L’uso del caglio di suino è molto antico, ci sono testimonianze già in epoca romana che parlano di "formaggio dei vestini". Per produrre questo pecorino si filtra il latte nella caldaia e si porta a temperatura di 36-37°. Raggiunta la temperatura di coagulazione si procede alla cagliatura con l’aggiunta del caglio liquido di maiale. Si lascia una trentina di minuti per farlo coagulare poi si procede alla rottura prima grossolana della cagliata con lo spino e poi sempre più piccola. La massa viene fatta sedimentare sul fondo della caldaia e lo si scalda sottosiero alla temperatura di 38-40 °. Infine si procede all’estrazione manuale e si pone la cagliata in canestrini o fuscelle che vengono posti su un tavolo spersorio per eliminare il siero. Si procede alla pressatura manuale e dopo 30 minuti si ribalta e si pressa dall’altra parte. Dopo 30 minuti la forma così ottenuta viene posta nella caldaia con il siero riscaldato, massimo 50° gradi. Una volta prelevata la forma viene fatta riposare dentro la fuscella 12 ore. Si procede alla salatura di un lato, al riposo di 12 ore e la stessa procedura dall’altro lato. Viene essiccato in luoghi freschi a 10-14°C per un tempo che va da 4 mesi a un anno. La stagionatura lunga la rende più pregevole. In passato veniva fatto essiccare dentro armadi di legno, oggi in scaffali.

Farindola (PE), Italia Regionabruzzo