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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Martin Madòna

Sino agli anni Venti del Novecento “si teneva a Rivarossa, a Carnevale, una rappresentazione improntata al Canté Martin Madòna. Alla porta di una casa, di una stalla o dell’ ‘oberge’ (albergo) si presentava un gruppo mascherato: c’erano il Re, la Regina, il loro figlio Fioravanti, il vecchio Salardo con un gruppo di soldati, tra i quali i famosi ‘sapador’, gli zappatori. In coro cantavano: ‘Oh! Bona seira viòire / còrpò ‘d mi! Bona seira / Oh! Bona seira viòire / Oh! Bona seira’

A questa strofa rispondevano di dentro: ‘Chie-lò ch’à j è d’ fòra? / Còrpò de mì! Chi ch’a j é là? Sangh d’ mì! Chi ch’a j è dì fòra? / Chie-lò? Chi ch’à j è lì?’

E di fuori: ‘E son Martin d’Madòna / Sangh d’ mì! Martin Madòna. / l’uccellin l’è su la rama / e la rosà lò bagna / e soma a Carlvé / quei còsa bisògna fé!’

Allora di dentro: ‘A l’è duvet, Martin Madòna / Còrpò de mì! L’uss a l’è duvert. / Se seve canté che cante / eviva l’amor, la ròsa a l’è ‘n bel fior!’

La compagnia entrava e cominciava la recita. Il vecchio Salrdo, precettore del giovane principe Fioravanti, si presenta al Re e chiede giustizia: suo figlio lo ha disprezzato, ha offeso un anziano taglaindogli la barba nel sonno. Il Re chiama allora il figlio a discolparsi, e questi dice che il vecchio Salardo russava tutte le notti, non permettendogli di dormire: è arrabbiato Fioravanti e dice che avrebbe dovuto tagliargli la testa, non solo la barba. Il Re, giusto e altero come deve essere un Re, non si lascia commuovere e dichiara: ‘Hai disprezzato un anziano, meriti la morte!’ e chiama i soldati perché eseguano la sentenza. Allora Fioravanti si ribella: fugge, va lontano, compie azioni valorose, , vince nemici d’ogni sorta, partecipa alle Crociate. Infine, seguito dai guerrieri armati di tutto punto, con corazze che mandano lampi […] e certi sciaboloni capaci di tagliare tre teste di mori in una sola volta, si presenta alla madre perché interceda presso il padre. Allora la Regina Drusolina, disperata, si getta ai piedi del marito e chiede la grazia. […] Allora il giusto Re si commuove: poiché il figlio ha combattuto per gli oppressi e in difesa della fede, lo perdona. […] Così termina il dramma e tutti cantano il coro: ‘Oh, si, si, cantoma tuti, viva l’amor, viva l’amor / e la ròsa l’è an bel fior!’. Si tratta di una rappresentazione semplice, ingenua, che tocca tutti i sentimenti primi della civiltà contadina: il rispetto per gli anziani, la giustizia del re, la pietà materna, l’impulsività dei giovani, il risentimento dei vecchi nei confronti dei giovani” (Gallo Pecca, 1987, p. 384-385).

RIVAROSSA (TO), Italia Regionpiemonte
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Carnevale