Saperi e tecniche
Marinatura di anguille
I Vallanti seduti davanti ad alti ceppi di legno procedono a prendere una per una le anguille e ad effettuare il taglio in pezzi, tramite la rimozione della testa e della coda, recise con una piccola accetta. Reggendo grossi spiedi sul bordo di una cesta ove sono le anguille, prive di coda e testa o tagliate, due spiedatori pongono i pesci in ispiedatura. La cottura degli spiedi avviene tramite il loro posizionamento in verticale vicino ad un fuoco vivo. Due vallanti sedute procedono a inserire i pesci entro i barili (bärel) dove subiranno il processo di marinatura. Il cortometraggio realizzato da Antonio Sturla viene presentato e promosso dall’Azienda Valli Comunali di Comacchio, il principale soggetto operante nella coltivazione e pesca delle anguille nella laguna di Comacchio. Tale attività risulta dominante per l’intera economia del territorio a partire dal XVII secolo, e venne resa particolarmente redditizia, nell’ambito della piscicultura, con l’ideazione della tecnica di “cattura” delle anguille tramite il cosiddetto lavoriero o lavurì(e)r. Legate a tale coltura esistono molte manifatture deputate alle diverse fasi della coltivazione, pesca e preparazione alimentare delle anguille. Negli anni '30 del Novecento le Valli Comunali di Comacchio costituivano lo stabilimento di vallicoltura più vasto e più famoso del mondo, con una superficie di oltre 32000 ettari, 17 stazioni da pesca, 150 km di arginature, 20 km di covole, 50 km di canali marini, 200 manufatti idraulici, 150 fabbricati e 30 peschiere. Per la preparazione del marinato si procede alla tagliatura in pezzi delle anguille, alla loro ispiedatura e cottura a gran fuoco. Al raffreddamento successivo la cottura, segue la marinatura, processo che prevede lo stivaggio dei pesci entro barili (bärel) con concia d’aceto e sale e foglie di alloro.
