La vigilia dell’Epifania si svolge il rituale popolare della questua, in cui i bambini vanno ad aspettare i Re Magi, portando un sacco di fieno e un sacco d'acqua per i cammelli. "Appena cade la sera i bamini maschi che credono ancroa nei Re Magi vanno ad attenderli seguendo itinerari ed obbiettivi diversi secondo i rioni ed i luoghi di partenza. Talora le squadre di bambini si intrecciano. Al tempo di mio padre ci erano persone anziane che di incaricavano di trainare le comitive verso i luoghi di appuntamento. Poi al ritorno venivano distribuiti i regali, perché, forser pochi lo sanno ancora, dai noi i regali ai bambini si danno solo all'Epifania, portati dai Re Magi. Ma un tempo quando i negozi erano aperti fino a sera tardi, i negozianti preparavano i doni; si trattava di una vera e propria questua infantile serale. Caratteristica di questa questua è l'andatura militaresca delle squadre" (Zucca, 1992, p. 111).

A partire dagli anni Ottanta “i borghi aderenti alla Pro Loco castellazzese organizzano loro la cerimonia. Il primo anno il Borgo S. Carlo organizzò una processione di un cinquecento persone per le vie del paese in cui i pochi bambini, dispersi tra genitori e parenti, battevano stancamente i coperchi gridando a stento la frase rituale. Poi in piazza S. Carlo si fece un processo alla Befana, figura che non esiste nella nostra cultura popolare. Indi venne bruciata in un falò. Un altro anno fu il rione S. Sebastiano ad organizzare lo spettacolo […] con falò, salamini e vin brulé. Ultimamente organizza il tutto il rione Ponte Borgonuovo con falò e distribuzione di cioccolata calda e ‘farciuó’. Insomma nessun bambino aspetta più i re Magi, è stato distrutto il lato religioso della festa, non si portano nemmeno più i coperchi” (Zucca, 1992, p. 124, n. 10).

Il rituale viene tuttora riproposto e si conclude alla sera, quando in piazza viene bruciata la befana.