Agricoltura
Domesticazione delle rose
Rose (Foto A. Sandrucci - Milano, maggio 2022)
Fin dall’antichità la rosa ha occupato un ruolo di prim’ordine tra le piante coltivate in virtù della sua bellezza e del suo profumo. Le rose coltivate vengono classificate nella specie domestica (cultigen) Rosa x hybrida (L.). Si tratta di un raggruppamento che si è generato nel corso degli ultimi cinque millenni a partire da almeno 8, forse fino a 20, specie selvatiche afferenti a due grandi aree geografiche: una comprendente l’Asia occidentale e il Nord Africa e l’altra l’attuale Cina. In Occidente, almeno dalla metà del II millennio a.C., la coltivazione promiscua, a scopo ornamentale e cosmetico, di diverse specie di rose selvatiche (R. moschata Herrm., R. gallica L., R. alba L., R. rubra Blackw. e R. canina L.) favorì la costituzione di nuove forme ibride, selezionate da semenzali nati spontaneamente come la R. damascena Mill., ancora oggi utilizzata per la distillazione dell’essenza di rosa, e la Rosa centifolia L., entrambe caratterizzate da petaloidia e da nuove forme e colori rispetto alle specie genitrici. Almeno a partire dal XVI secolo, ma probabilmente anche prima, giunsero in Occidente le rose orientali come la R. foetida Herrm., di colore giallo, la R. odorata (Andr.) Sweat e la R. chinensis Jacq., queste ultime a fioritura ricorrente. Dall’incrocio tra le rose asiatiche e quelle occidentali si originò una nuova tipologia di rose, tra le quali, la rosa tea ebbe un notevole successo. Dal XIX secolo la costituzione di nuove varietà di rose, basata sull’incrocio controllato divenne, ed è tuttora, un’attività praticata diffusamente a scopo amatoriale e commerciale.
