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Fonte: Atlante delle Feste Popolari del Piemonte / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
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Feste popolari

Carnevale

Il Carnevale di Santhià è uno dei più antichi del Piemonte, la cui esistenza è attestata già nel Cinquecento. Dal 1895, ogni anno, in corrispondenza del periodo carnevalesco viene composta una canzone, sempre diversa e rigorosamente in dialetto santhiatese, nelle cui parole sono spesso contenuti commenti e ricordi dell’annata trascorsa. La “Cansun dal Carvè viene cantata e distribuita dai Cantori della Canzone, che girano per la città nei giorni di Carnevale. La fase iniziale è rappresentata dal rituale delle pule e delle congreghe: dal 6 di gennaio, ogni sabato e domenica, si tengono le pule, sorta di questue effettuate da gruppi di persone, accompagnate da componenti della banda musicale, che seguendo percorsi prestabiliti, si recano presso le abitazioni, i negozi e i cascinali dei dintorni, chiedendo offerte sia in natura che in denaro. Alla sera si tengono le congreghe, caratteristiche aste al contrario in cui vengono messi all’incanto i beni raccolti durante la giornata.

Quindici giorni prima del Carnevale si svolgeva un tempo la “Salamada”; al mattino, sfilavano per le vie cittadine, elegantemente infiocchettati, dodici maiali, appositamente allevati e selezionati, preceduti dai pifferi e tamburi. Venivano condotti al macello e con la loro carne veniva poi preparati i salami per la fagiolata.

Il penultimo martedì di Carnevale vengono ufficialmente presentate le maschere Stevulin 'dla Plisera e Majutin dal Pampardu. I due personaggi, che prendono nome da due cascine tuttora esistenti nel territorio circostante il paese rappresentano una coppia di contadini appena sposati, e si ricollegano alle antiche lotte popolari per l'affrancamento dal dominio dei signori feudali.

Il sabato successivo Cavalieri, Direzione, Bande Musicali, Pifferi e Tamburi si ritrovano a Porta Aosta e in corteo percorrono corso Nuova Italia fino a piazza Verdi: qui si unisco le maschere Stevulin e Majutin. La sfilata prosegue lungo corso Sant'Ignazio, fino in piazza Roma. Stevulin riceve le chiavi della città dal sindaco e legge il suo proclama al popolo. Segue un ricevimento popolare con turcet, pasti d'meglia, cup, vin dus. Il ballo carnevalesco chiude la giornata.

La domenica al mattino Stevulin e Majutin, lo stato maggiore, l gruppo di pifferi e tamburi e le bande musicali si ritrovano a Porta Aosta, da dove parte la sfilata verso piazzale Stazione, dove arriva Gianduia; la sfilata prosegue per corso Nuova Italia e corso Sant' Ignazio fino al bar Brasilia e ritorno verso piazza Roma, dove avviene l’insediamento di Gianduia.

Nel pomeriggio si svolge il primo corso di carri allegorici e gruppi mascherati, che attraversa le vie cittadine.

Lunedì viene organizzata la tradizionale fagiolata. Alle 5 del mattino i pifferi e tamburi provvedono alla sveglia della Direzione. Questa, alle ore 8, assieme a Stevulin e Majutin, le bande musicali trasportano i salami in piazza Capelloni (un tempo detta piazza dei fagioli). Ben 150 caldaie in rame sono issate sui trespoli e scaldate con fuochi a legna. La distribuzione inizia attorno a mezzogiorno, dopo la benedizione del parroco. Nel pomeriggio la Direzione, Stevulin e Majutin, Pifferi e Tamburi, squadra 'dla Pula afilano lungo corso Nuova Italia e corso Sant'Ignazio. Alla sera si svolge la sfilata in notturna dei carri allegorici illuminati e delle maschere.

Martedì grasso al mattino sono in programma lungo il corso principale i “24 giochi di Gianduja”: consistono in singolari prove di abilità, stabilite ogni anno dagli organizzatori, intervallate, da esibizioni della banda musicale e dei pifferi e tamburi. Oggi riservate principalmente ai ragazzi, davano un tempo luogo ad accanite sfide. Al pomeriggio si svolge il secondo corso di gala di carri e gruppi mascherati. Al termine la premiazione delle realizzazioni più belle e originali.

La sera si chiudono i festeggiamenti con il rogo del Bababiu, un fantoccio di stracci e cartapesta, che simboleggia il carnevale trascorso ed il signorotto locale abbattuto. Tra i lugubri rintocchi del campanone della chiesa parrocchiale ed i pianti dei presenti, Gianduia viene deposto dal suo tronetto, baciato da molti come una reliquia e riposto in attesa del prossimo carnevale.

(VC), Italia Regionpiemonte
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