Feste popolari
Carnevale
Per quanto riguarda il Carnevale della tradizione sono numerose le azioni che vengono ricordate:
- cantare la Martina: all'interno del paese di fomavano delle comitive che attraveravano le vie bussando di porta in porta e rivolgendo la frase rituale "Cantè Martina". Se i residenti della casa rispondevano con "Deie l'aria", significava che l'invito era accolto e, dopo aver cantato la Martina, la compagnia sarebbe stata invitata all'interno dell'abitazione per uno spuntino, una bevuta o per fare una chiacchierata. Succesivamente tutti insieme partivano alla volta di un'altra casa, in questo modo a fine serata gli abitanti che avevano partecipato al rito si sarebbero ritrovati tutti riuniti. Il passere di casa in casa aveva la funzione rituale di "sacralizzare" il territorio visitato e i suoi confini.
- i travestimenti più utilizzati dai contadini durante i giorni di festa erano per lo più di semplice foggia. Essendo il carnevale il periodo del 'mondo alla rovescia', ci si vestiva del sesso opposto, i giovani usavano abiti dei genitori,...
Nei ricordi degli anziani appare anche la maschera dell'orso: un'uomo veniva travestito con della paglia, veniva poi legato e condotto da un altro uomo, il matto, per le vie del paese.
- uno degli eventi principali era la bruciatura del fantoccio che rappresentava il Carnevale.
- si ricordano anche carri allegorici diversi da quelli attuali: i cartun con l'immancabile vino all'interno di contenitori inusuali (ad esempio un vaso da notte) (Dell'Acqua, 2004, pp. 318-321).
Le maschere ufficiali del paese, a partire dagli anni '70, sono il Ranè (il cacciatore di rane) e la Bella Ciculatera (la bella cioccolataia). La scelta della figura maschile è legata all'ampia presenza di rane nel territorio nonese che venivano catturate e vendute ai ristoranti, la maschera femminile è invece dovuta alla fabbrica di cioccolato De Coll. Le due figure distribuiscono caramelle e cioccolatini durante la sfilata dei carri allegorici e pochi anni fa visitavano anche le scuole elementari per spiegare la motivazione delle loro maschere.
Ancora oggi si brucia il pupazzo che rappresenta il Carnevale che termina e nelle piazze vengono distribuiti polenta, vin brulè e bugie (Dell'Acqua, 2004, p. 480).
