Feste popolari
Businata
Castelletto Monferrato (sino la 1938 Castelletto Scazzoso) “è senz’altro il paese della provincia alessandrina che più d’ogni altro detiene il primato nella tradizione della bosinata” (Castelli, 1999, p. 131). Pare che quest’usanza l’ultimo giorno Carnevale fosse già in auge nel Settecento, anche se il primo testo scritto reperito risale al 1841 (cfr. Castelli, 1999, p. 131).
Caratteristica delle bosinate di Castellero è di essere interpretata da più personaggi: i più frequenti sono il Vecchio (Vègg), il Giovane (Giuvnòt) o Figlio (Fio’) e la Ragazza o Figlia (Fija), impersonata da un uomo. Durante la recita nasce un dialogo nel quale ogni personaggio “esprime le proprie ragioni, dando vita a un vivacissimo teatrino di piazza” (Castelli, 1999, p. 134). Altra peculiarità “è il loro tono democratico e progressista, che le porta ad esprimere con molta efficacia e sincerità sin dal secolo scorso [l’Ottocento] le ragioni e le istanze della classe coltivatrice. […] La ‘businà’ è un’espressione del popolo, ed è sorretta dalle organizzazioni di base del movimento operaio e contadino” (Castelli, 1999, p. 134). Significativa, in tal senso, la collaborazione con la locale Società operaia di mutuo soccorso, fondata nel 1854.
“Imbavagliata per motivi politici a metà degli anni ’50, dopo una lunga pausa, la ‘businà’ rinasce nel 1985 su impulso della SOMS” (Castelli, 1999, p. 132), proseguendo per altri due anni, poi viene nuovamente sospesa sino al 1995, quando la tradizione viene ripresa per iniziativa del Comune e della SOMS.
La declamazione della bosinata è preceduta da una sfilata di personaggi in maschera, giochi (albero della cuccagna, pentolacce, ecc.) ed intervallata dalla distribuzione di torte e vin brulè.
