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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Saperi e tecniche

Trapianto del riso

Un gruppo formato da più di trenta mondine, tutte con le gambe scoperte fino al ginocchio e cappello ad ampia falda, è intento nella pratica del trapianto del riso. Nella fase di espianto dal semenzaio le donne avanzano a schiena china sondando con la destra la presenza delle pianticelle sotto il pelo dell’acqua che inonda la risaia, le estirpano mantenendo intatto l’apparato radicale e ne formano un mazzetto nella sinistra. Nella fase dell’impianto in risaia, le donne si muovono all’indietro a piccoli passi e, con un movimento ritmico del braccio destro, prendono una pianticella per volta dal mazzetto sorretto con la sinistra e lo conficcano nel suolo. Il trapianto del riso, effettuato circa quaranta giorni dopo la germinazione delle pianticelle in campi dedicati a semenzaio, serviva a ridurre la monda ad una fase sola (occorrevano invece due o più passaggi per l'estirpazione degli infestanti nelle risaie in cui non veniva praticata). Poteva rendersi necessario anche un trapianto parziale a seguito di temporali o venti forti, che accumulavano le pianticelle poco radicate in un’area della risaia, lasciandone scoperta un’altra, al fine di riequilibrare la coltivazione. Nell’esecuzione del lavoro le donne indietreggiavano allineate perpendicolarmente ai solchi irrigui delimitanti le porzioni della risaia, dette pianòn. Il ritmo del lavoro era molto più alto di quello della monda, richiedeva concentrazione per ottenere una copertura omogenea del campo e grande resistenza fisica, anche se il livello dell’acqua non era molto alto rispetto a quello che raggiungeva in piena estate. A volte questa operazione era affidata a squadre di ragazzi che scendevano in Lomellina per il lavoro stagionale, i trapiantini.