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Fonte: Regione Basilicata / Regione Basilicata – Patrimonio Cultura Basilicata
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Feste popolari

Rito della Pentecoste 1528

Chiesa dell'antica comunitàalbanofona di Santa Maria ad Nives (centro storico di Melfi).
Cripta rupestre dello Spirito Santo sul Monte Vulture.Il rito di Pentecoste rappresenta un forte elemento di identit? della comunit? cittadina, con una tradizione antichissima. Nasce infatti come rievocazione dell'eccidio di Melfi del 1528 operato dalle truppe francesi del visconte Lautrec e dai mercenari fiorentini delle Bande Nere, in una delle prime battaglie della storia che vide l'uso di armi da fuoco (bombarde, mine e archibugi) e in cui furono uccisi oltre 3000 civili. A seguito dell'evento, dopo il ritorno degli imperiali, la citt? fu tolta ai feudatari aragonesi della famiglia Caracciolo e infeudata ad Andrea Doria. La famiglia genovese tenne il feudo per ben 4 secoli e fu presente fino a met? del 900, segnando profondamente la storia di Melfi e della Basilicata e creando un forte rapporto tra la citt? lucana e le propriet? Doria a Genova e a Roma (ramo Pamphili). L'identit? cittadina si coagula soprattutto intorno alla figura storica di Ronca Battista, protagonista di un episodio di coraggio durante la difesa civica. La storia romanzata e leggendaria viene rievocata durante il rito e d? il nome al corso principale della citt?. Elementi antropologici legati a ritualit? arboree e riti ancestrali sono anche presenti attraverso la migrazione notturna del popolo nei boschi del Vulture, per condurre in salvo nella cripta rupestre dello Spirito Santo le statue della SS. Trinit? e di San Michele Arcangelo (antichissima venerazione risalente ai bizantini, ai longobardi e ai normanni). Ulteriore elemento significativo è il rapporto di Melfi con la comunit? albanofona, insediata da Carlo V dopo l'eccidio del 1528 (quartiere Kiukkieri) e antica custode della chiesa di Santa Maria ad Nives sul corso cittadino.
La rievocazione della Pasqua di Sangue 1528 e della successiva liberazione di Pentecoste costituisce un elemento fortemente identitario per la comunit? cittadina, tanto da essere considerato dagli abitanti di Melfi l'evento più importante dell'anno, insieme alla "Varola" e al "Raduno di Falconeria" (questi ultimi in ottobre). L'eccidio di 3000 cittadini è rimasto infatti da subito un segno indelebile, sia della tradizione orale che nella psicologia della comunit?, arricchendosi nel corso dei secoli di elementi fiabeschi e leggendari, che per certi versi richiamano quelli di Giambattista Basile e il suo "Pentamerone". La stessa figura dell'eroe popolare, Battista Cerone detto "Ronca Battista", cui è dedicata la via principale del centro storico, nell'immaginario popolare rappresenta il riscatto della comunit? alla mercé dei signori del tempo, che si combattevano in una guerra sanguinosa quanto incomprensibile. Da qui la profondit? e la rilevanza anche cronologica della rievocazione, le cui più antiche testimonianze risalgono a secoli addietro. Tanti, come detto, gli elementi di interesse. Innanzitutto quello storico, come narrazione di un evento estremamente significativo che ha segnato un intero secolo (il XVI) della storia meridionale: la guerra franco-spagnola. Quella di Melfi fu, come detto, una delle prime battaglie in cui furono usate le armi da fuoco e l'eccidio, di poco successivo al sacco di Roma del 1527, ebbe una enorme eco in tutto il viceregno e non solo, tanto da essere citato ampiamente e con dovizia di particolari dal Guicciardini e poi da molti altri storici e cronisti. A Melfi combatterono anche i mercenari delle "Bande Nere" guidati da Orazio Baglioni, gi? luogotenente e poi successore del più celebre Giovanni de' Medici, il fondatore della famigerata compagnia di ventura, morto poco tempo prima per una ferita in battaglia. Dopo quell'episodio la citt?, gi? dotata di privilegi imperiali fin dall'epoca federiciana, venne sottratta ai Caracciolo, feudatari aragonesi, per essere ceduta da Carlo V ad Andrea Doria e ai suoi discendenti, che la tennero fino agli inizi del XX secolo (il castello fu ceduto allo Stato solo negli anni '60 del Novecento). Fu anche esentata per 12 anni dal pagamento di tasse e gabelle in quanto "fedelissima" e fu presto ripopolata da una colonia albanese: tra i primi casi di immigrazione balcanica, che nel secolo successivo occuper? vari centri del Vulture e della Basilicata. Tutto questo, dunque, a partire da un unico fondamentale evento storico.
Oltre agli elementi storici, importante è anche la coincidenza della rievocazione con i riti religiosi della Pentecoste (uno dei rarissimi casi in Italia). Proprio dalla comunit? Arbereshe di Melfi, riunita intorno alla chiesa di Santa Maria ad Nives su via Ronca Battista (costruita dal capitano albanese Georgino Lapazaj) si è infatti consolidato nei secoli il culto dello "Spirito Santo" e la venerazione per l'immagine della SS. Trinit? che si accompagna a quella dell'Arcangelo Michele. In modo assai suggestivo, la notte di Pentecoste la comunit? si riunisce al richiamo di corni di terracotta per salire nei boschi del Vulture, in preghiera, con torce, fino alla cripta rupestre dello Spirito Santo, portando con sé dalla chiesa di Santa Maria le due statue, a spalla di sole donne. Si vuole richiamare la fuga di una parte della popolazione (soprattutto donne e bambini) dall'eccidio del 1528, ma anche la venerazione per la discesa dello Spirito Santo. Il mattino successivo (domenica di Pentecoste), dopo la celebrazione della S. Messa da parte del Vescovo in montagna, il corteo ridiscende a valle, dove trova un carro trainato da buoi su cui si colloca la statua della SS. Trinit? che, preceduta da quella di San Michele portata a spalle dalla Confraternita, attraversa l'intera citt? scortata dall'esercito imperiale di Carlo V Asburgo ("l'esercito spagnolo"), sopraggiunto come liberatore. Elementi letterari, mitici e leggendari accompagnano soprattutto la figura di Ronca Battista, il boscaiolo di cui si narra che abbia difeso da solo la citt? assalita dai francesi, armato soltanto di una roncola "fatata", grazie all'intercessione della "Fata Primavera". La vicenda è accompagnata da riti di passaggio e arborei legati alla primavera, come la presenza di "paggetti" (bimbi che hanno appena celebrato la Prima Comunione) che sventolano festosamente rami di castagno in testa al corteo. Altri, come detto, suonano corni di terracotta per radunare la popolazione durante la notte.
Centro storico di Melfi (Porta Venosina, cinta muraria, castello, via Ronca Battista).
Il bene ha rilievo interregionale e rappresenta un riferimento quasi unico in Italia di rito etno-antropologico legato alla Pentecoste. Rievoca anche i fatti di sangue del 1528, fondamentale passaggio della storia del Sud Italia durante la guerra franco-spagnola.

Osservazioni
La comunit? di Melfi è da sempre sensibile alla tradizione di Pentecoste. La partecipazione è quindi certamente assicurata, facendo affidamento su organismi intermedi di coordinamento quali la Pro-Loco, la Confraternita di Santa Maria e, di recente, il "Parco Letterario" appena deliberato dal Comune in accordo con la Societ? Dante Alighieri.
MELFI (Potenza), Italia Regionbasilicata
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