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Fonte: ICCD - Progetto PACI / MiC – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ICCD
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Saperi e tecniche

Preparazione di tipi di pasta lucana

Due donne preparano la farina per l'impasto di vari formati di pasta. Una delle due setaccia la farina, l'altra crea una fontana e rompe un uovo all'interno, spiegando che per l'impasto di due porzioni ne basta uno solo. La prima donna ripone il setaccio all'esterno della cucina, mentre l'altra sbatte l'uovo nella farina con le mani, aggiunge lentamente dell'acqua ed inizia a lavorare il composto. Durante il lavoro una delle due donne racconta di preparare la pasta il sabato sera per poter andare a messa il giorno successivo. L'atra invece dice di prepararla durante la settimana e di farne diversi tipi, ad esempio lasagne, tagliulini o cavitilluzzi. Le due si danno il cambio e la prima donna lavora l'impasto schiacciandolo sotto il palmo delle mani. La seconda donna raccoglie la farina con la rasola. Le due donne si danno nuovamente il cambio nell'impastare. Spiegano che l'impasto va menato affinchè diventi morbido e la pasta acquisti così una migliore qualità. A questo punto procedono alla realizzazione dei cavatelli. Una lavora la pasta dandole la forma di un sottile filo dal quale taglia dei pezzi di lunghezza simile tra loro. L'altra donna li arrotola su un ferretto, creando la cavità interna tipica dei cavatelli. La donna taglia il rotolino di pasta in pezzi più piccoli e li lavora schiacciandoli con l'indice e poi rigirandoli in modo da conferire loro la forma delle orecchiette. Poggia ogni orecchietta su un canovaccio. La donna ricava dai piccoli pezzi di filone i cavilluzzi, premendoci sopra con il pollice e rigirandolo in modo da creare una sorta di ditale di pasta. La donna dice che per creare questo tipo di pasta si utilizza un dito solo. Lavora alcuni piccoli pezzi di impasto per fare i cavitilluzzi, premendo con due dita e creando una cavità interna e spiegando che vanno preparati con i fagioli freschi. Con lo stesso impasto crea una treccia. Dispone i rotolini di pasta a formare una "X" e poi sovrappone i quattro lembi alternandoli. La donna riferisce che generalmente si è soliti cuocerla al forno con il burro e che il risultato è simile ad un pane. Da una sfoglia di pasta la donna ricava i lanieddi, tagliando delle striscioline con la rotella. Rigira su se stessa un'altra sfoglia di pasta ben infarinata e la taglia a strisce sottili con il coltello, ottenendo i tagliulini, da cucinare con i funghi porcini. In seguito taglia delle strisce più larghe creando così delle fettuccine. La stessa sfoglia di pasta viene utilizzata anche per la pasta al forno oppure può essere tagliata a quadratini per modellare gli scarpungieddi, unendo due angoli. In ultimo crea i vermicelli, composti da impasto lavorato a forma di rotolino sottilissimo e molto lungo. In Basilicata la pasta ha una tradizione antichissima. Il poeta romano Quinto Orazio Flacco, nato a Venosa nel 65 d.C., narra nella VI Satira di una particolare zuppa lucana a base di ceci e porri, che, secondo gli studiosi, sarebbe il condimento di una pasta. I legumi, come fagioli freschi o ceci, tipici della tradizione contadina, hanno accompagnato le diverse tipologie di pasta fino ai giorni nostri. La grande varietà di forme di pasta esistenti sono il frutto della volontà di ricercare l'esaltazione anche dei sapori più semplici. La pasta incavata, ad esempio, raccoglie il sugo all'interno. Per la riuscita di un buon prodotto è necessario menare, ossia lavorare correttamente il composto di acqua e farina per un tempo prolungato, affinché diventi molto morbida.

Paterno (PZ), Italia Regionbasilicata