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Fonte: Granai della Memoria / Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – UniSG
Categorie
Archivi storici
Archivio:
Il tartufo Bianco
Autori:
Franco Zampicinini, Luca Percivalle, Remo Schellino
Franca Ferrero

Franca Ferrero

Franca Ferrero di Farigliano (Cuneo), classe 1974, ha iniziato ad andare a tartufi fin da bambina, seguendo la mamma, unica donna trifolao della zona, che le ha trasmesso questa grande passione. Nell’intervista racconta la sua esperienza, a partire dalla scelta dei cani, sempre femmine, e il loro addestramento, che segue personalmente, facendo inizialmente mangiare loro dei tartufi affinché gli vengano a piacere e poi sotterrandoli nel giardino e insegnandogli a scavare.Franca non ama andare alla ricerca di notte, anche per la paura dei cinghiali, ma all’alba. Ricorda quindi alcune dicerie sul tartufo: che solitamente nasce sempre nesso stesso posto, che nei luoghi dove ha grandinato crescono molti tartufi, dell’andare alla ricerca della trifola osservando dove si posano le mosche (credenza su cui è scettica), l’influenza delle fasi lunari.Estratto il tartufo, Franca lo pulisce accuratamente e avvolge in un panno di cotone, poi a casa lo mette in un barattolo lasciato aperto perché non prenda un sapore forte. I tartufi li vende o mangia con gli amici. Per lei è una passione che va dallo scoprire cosa c’è sotto terra, alla scelta e addestramento dei cani meticci (non importa di che grandezza), un’attività che non si può in alcun modo imparare attraverso internet. Va alla ricerca sia nei posti dove andava già la mamma, sia in altre aree, sempre in compagnia del cane col quale si instaura uno stretto rapporto che permane sino alla morte. Rammenta che la mamma è andata a tartufi fino all’età di 75 anni e poi ha dovuto smettere per problemi di salute. Evidenzia anche che talora persone senza scrupoli mettono dei bocconi avvelenati per uccidere il cane di qualche rivale: per precauzione i tartufai si portano dietro del sale e se il cane mangia cibo avvelenato glielo mettono in gola per farlo vomitare.Il racconto si conclude ricordando i rapporti con gli altri tartufai, in alcuni casi pervasi da un filo di invidia, in altri più stretti, e il tartufo più bello che ha trovato: un esemplare da 270 grammi, venduto a un amico.  

Farigliano (CN), IT Regionpiemonte
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