Cibo e musica
Ce se mangiò la zita
Canto raccolto a Matera nel corso della pioneristica spedizione lucana condotta tra il 30 settembre e il 31 ottobre del 1952 da Diego Carpitella ed Ernesto de Martino. Ce se mangiò la zita è un incipit anaforico del canto iterativo, o cumulativo, La cena della sposa, diffuso su tutto il territorio nazionale, in cui si descrive l'ampia e metaforica sequenza dei cibi offerti ad un'insaziabile sposa nelle sere che seguono il matrimonio: la quantità e l'abbondanza delle portate cresce con il progredire delle sere e delle strofe. Spesso nelle varianti del brano le pietanze elencate sono riconducibili ai piatti della cucina regionale. L’ironia scaturisce dalla condizione parossistica della protagonista e dall'impossibilità di consumare realisticamente i cibi che compongono le numerose portate. Fra le diverse versioni rintracciabili si segnala in particolare quella raccolta da Giovanna Marini nell’agosto del 1971 dalla voce di Rosina Chiriacò a Sternatia, in provincia di Lecce (crf. Vincenzo Santoro e Roberto Raheli, a cura di, Il Salento di Giovanna Marini, Edizioni Aramirè, 2004 e Archivio Sonoro Puglia/Fondo Circolo Gianni Bosio/Raccolta Giovanna Marini/br. 47/Che si mangiò la zita la prima sera).